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Trent'anni da Chernobyl: la storia di accoglienza e di speranza

Federico Sciurpa
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Parte dall'Umbria e sta commuovendo tutta Italia la storia di Lyudmila, bambina di Chernobyl e oggi madre coraggio in Bielorussia. Festival letterari, teatri, associazioni, oratori, scuole (dove è stato adottato come testo di narrativa in molte classi medie e superiori), sempre molto affollati, ascoltano con interesse e commozione la storia della protagonista del libro “Marmellata di prugne” (ali&no editrice), romanzo d'esordio di Patrizia Fortunati ispirato a una storia vera accaduta a Terni. L'autrice ha infatti vissuto in prima persona l'accoglienza di una bambina Chernobyl nella sua famiglia e ne ha fatto un romanzo dove immagina Lyudmila, ormai novantenne, ripercorrere la storia della sua vita in un crescendo di sentimenti e valori umani di accoglienza, condivisione e riscatto sociale. Molti i Comitati e le Associazioni di volontariato, collegati soprattutto alla Fondazione Aiutiamoli a Vivere ONG (rete internazionale impegnata in progetti umanitari), che in tutta Italia hanno promosso questo libro come testimonianza reale, e quanto mai attuale, di accoglienza verso chi versa in condizioni disagiate e che, fuggendo da catastrofi ambientali, nucleari o belliche, cerca nel calore delle famiglie che per brevi o lunghi periodi li ospita quell'affetto e quel calore spesso dimenticati. Quella della vacanza terapeutica è stata ed è ancora una strada comune a molti bambini di Chernobyl, un milione addirittura secondo stime recenti, che affrontano lunghi viaggi dalla Bielorussia per essere accolti in famiglie sensibili e motivate. Di questi, quasi 500mila sono arrivati in Italia dove almeno un milione di famiglie sono state coinvolte, come quella dell'autrice di questo romanzo. “Marmellata di prugne”, alla sua ottava ristampa e con oltre 2000 copie vendute in 3 anni, è divenuto ormai un caso editoriale con 54 presentazioni organizzate su tutto il territorio nazionale sempre molto partecipate. «Il romanzo – racconta Patrizia Fortunati - è ispirato a una storia vera vissuta da me e dalla mia famiglia. La prima parte della storia è molto reale e ritroviamo episodi e personaggi del periodo in cui Lyudmila è stata nostra ospite per le vacanze terapeutiche, nella seconda invece ricostruisco il suo futuro, le sue scelte, diverse da quelle possibili, gli affetti, fino al suo intenso lascito prima di morire. Ma Lyudmila esiste davvero. Anzi esistono cento, mille Lyudmile. Cento, mille donne nate nel luogo, nella famiglia, nel momento sbagliato, che hanno fatto mille e più sbagli, che hanno amato l'uomo sbagliato e che sono cadute un'infinità di volte. Ma che si sono rialzate un'infinità di volte più una. Questo romanzo è per loro. Per le donne. Perché siano sempre capaci di guardare oltre l'orizzonte». La scrittrice ha raccolto l'eredità morale dei suoi genitori e nel 2015, nella sua nuova famiglia, ha ospitato la figlia maggiore di Lyudmila.