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Duo blues-rock, all'Urban i Bud Spencer Blues Explosion

Giovanni Dozzini
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Quando aveva vent'anni di serate a Perugia ne ha passate tante. Gli amici romani che studiavano veterinaria, le cene, le feste. E poi le jam session nei localini del centro, con la sua chitarra che presto sarebbe diventata una delle più apprezzate in tutto il panorama musicale italiano. Oggi Adriano Viterbini di anni ne ha trentacinque, e i suoi Bud Spencer Blues Explosion sono tra le cose migliori che possiate trovare in circolazione. Il potente duo blues-rock - Viterbini alla sei corde, Cesare Petulicchio alla batteria - suonerà sabato sera all'Urban, nel cuore di un tour che tra non molto lo porterà anche all'estero. “È il genere di posto in cui sognavo di suonare da ragazzino quando improvvisavo nei pub di Perugia”, dice. Meno di due mesi fa, peraltro, Viterbini si è ritrovato a calcare il palco di un posto ancora più grosso, il più grosso della città in fatto di spazi live, ovvero il PalaEvangelisti. Con Fabi, Gazzè e Silvestri, che se lo sono portati dietro nel loro giro d'Italia. “È stata un'esperienza che m'ha arricchito moto dal punto di vista musicale e umano. Ho sempre apprezzato la loro musica, li ho sempre reputati cantautori e musicisti di un altro livello. E poi, da romano di una decina d'anni più giovane di loro, li ho sempre considerati un esempio incoraggiante: ce l'avevano fatta, ma a modo loro, non puntando sul pop da supermercato. Lavorarci insieme è stata un'enorme gratificazione. Quando m'ha chiamato Niccolò mi sono sentito felice e lusingato”. E non è stato un caso eccezionale. In molti ti chiedono di suonare con loro. Il desert-bluesman Bombino, ad esempio. “Sì. Sono un grande estimatore della musica africana. Amo molto il blues, e scavando tra le sue radici e le sue evoluzioni nel tempo mi sono avvicinato all'Africa, al Mali, al desert-blues, alla musica dei Tuareg. Una musica ritmica e immediata, con cui mi sento in grande sintonia. Sono stato da subito un fan di Bombino, un mio coetaneo che ha molto rinnovato quel movimento, velocizzando i ritmi e mettendoci molto del suo. Qualche tempo fa è venuto in Italia, e io l'ho chiamato. Siamo rimasti in contatto, e poi mi ha chiesto di andare a suonare con lui da Fazio, a Che tempo che fa. Da lì sono seguiti concerti a Londra, in Italia, dappertutto. È stata una grande possibilità di confronto, per me. Ed è nata anche una bella amicizia”. L'ultimo disco dei Bud Spencer, BSB3, è stato coprodotto da Giacomo Fiorenza, produttore e musicista di lungo corso già al fianco di Umberto Maria Giardini nello storico progetto Moltheni. Cosa gli avete chiesto? Perché lo avete scelto? “Avevamo la necessità di trovare una terza persona che ascoltasse il frutto di un anno e mezzo di prove con distacco, sapienza e sensibilità, cercando di entrare nelle nostre teste. Giacomo era perfetto, per la sua esperienza e per la sua duttilità di produttore: il suo suono era lontano dal nostro, e questo ci dava molto stimolo. Ha saputo capire quale direzione volevamo imboccare, il dialogo è stato felice, il disco è venuto proprio come ci aspettavamo”. Un terzo paio di orecchie, dici. Mai pensato di allargare la formazione? “Finora mai, no. Ma non è detta che in futuro non succeda. Chissà”.