
Covid, sullo stop all'isolamento per i positivi pareri contrastanti. Gli esperti si dividono: chi è contrario e chi favorevole

"Credo siamo molto vicini al traguardo" di eliminare l’obbligo di isolamento domiciliare dei positivi al Covid, "del resto l’obiettivo, come abbiamo sempre detto, è quello della convivenza con il virus e se parliamo di convivenza non possiamo non rimuovere" anche questa misura. "Nelle prossime settimane confido si arrivi a questa scelta che sarebbe un ulteriore passo verso la normalità. Credo che ci siano i giorni contati anche per questo provvedimento". Le parole del sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, pronunciate ieri su Rai Radio 1, hanno ovviamente acceso il dibattito pubblico. Così, anche tra gli esperti, c'è chi si ritiene favorevole e chi contrario a questa possibile nuova regola.
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"Una pessima idea", ha detto all’Adnkronos Salute Walter Ricciardi, docente di Igiene all’università Cattolica e consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza. "Il testing, il tracciamento, l’isolamento sono tutte misure essenziali per il controllo dell’epidemia. E nel momento in cui si perde il controllo della circolazione virale il rischio è imbattersi nel problema solo quando chi si infetta viene ricoverato o muore". Per Ricciardi, "se si vuole controllare l’epidemia, bisogna seguire i canoni che ormai da centinaia di anni vengono insegnati in sanità pubblica. Sono criteri elaborati in Italia, dalla Serenissima Repubblica di Venezia nel 1500, insegnamenti consolidati ed efficaci. Non seguire testing, tracciamento e isolamento significa permettere che aumenti il numero delle persone contagiate, dei malati, dei morti e prolungare gli effetti negativi della pandemia anche in termini di economia".
"Togliere la quarantena per i positivi al Covid può creare situazioni di ulteriore diffusione del virus, quindi all’ipotesi" che arriva dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa "dico no in termini assoluti e generali. Poi un domani quando il virus davvero diventerà un raffreddore si potrà anche discutere. Ma oggi rischiamo di far circolare un virus che può mutare e portarci varianti nuove e pericolose", ha detto all’Adnkronos Salute Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). "Siamo ancora in una fase epidemica particolarmente aggressiva - aggiunge Andreoni - e ci sono ancora 50-60 morti al giorno. Direi che non ci sono le condizioni per togliere l'isolamento ai positivi".
Per Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, "il governo farà le valutazioni del caso e prenderà le decisioni che riterrà opportune. È chiaro che i soggetti che sono infetti possono contagiare, se circolano liberamente possono contribuire significativamente alla curva dei contagi". E anche Walter Ricciardi, docente di Igiene all’università Cattolica e consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, ritiene "una pessima idea" la proposta di eliminare la quarantena per i positivi al Sars-Cov-2. "Il testing, il tracciamento, l’isolamento sono tutte misure essenziali per il controllo dell’epidemia. E nel momento in cui si perde il controllo della circolazione virale il rischio è imbattersi nel problema solo quando chi si infetta viene ricoverato o muore", ha detto all'Adnkronos Salute. Per Ricciardi, "se si vuole controllare l’epidemia, bisogna seguire i canoni che ormai da centinaia di anni vengono insegnati in sanità pubblica. Sono criteri elaborati in Italia, dalla Serenissima Repubblica di Venezia nel 1500, insegnamenti consolidati ed efficaci. Non seguire testing, tracciamento e isolamento significa permettere che aumenti il numero delle persone contagiate, dei malati, dei morti e prolungare gli effetti negativi della pandemia anche in termini di economia".
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Chi invece ritiene la misura "ragionevole" è Mauro Minelli, immunologo e responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la medicina personalizzata. "La quarantena rappresenta certamente la retroguardia della battaglia al nuovo coronavirus, per quanto senza dubbio utile in un tempo in cui circolavano le varianti letali del Sars Cov-2 e ancora non c’erano i vaccini. Oggi pensare che la corretta profilassi possa dipendere da 5 giorni o 10 di isolamento appare decisamente anacronistico, tanto più che positività e insorgenza dei sintomi non sembrano più andare di pari passo da quando sono apparse sulla scena le sottovarianti di Omicron. Ecco perché mi sento di condividere l’idea di chi ragionevolmente ipotizza di superare la misura dell’isolamento".
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