
Vaccini, Galli sulla terza dose: "Non è urgente. Situazione molto diversa rispetto a un anno fa"

"Certo che non è urgente". Così, in merito alla terza dose di vaccino, Massimo Galli, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, ai microfoni di iNews24.it. "Ci sono due visioni diverse. Una vede prevalere il criterio della sanità pubblica, secondo il quale si deciderebbe di somministrare la terza dose perchè non si è certi che due bastino. L’altro approccio considera le caratteristiche individuali dei vaccinati, in particolare di chi ha malattie autoimmuni, o è stato sottoposto a terapie pesanti tra cui le chemio, che limitano la risposta immune, e una parte degli anziani. Secondo questa visione si potrebbe decidere di somministrare la terza dose a determinate categorie, ma in molte situazioni si dovrebbe decidere di valutare ’ad personam’, in base agli individui e alla loro risposta al vaccino. Tutto questo comunque, sarebbe stato meritevole di studi un pò più approfonditi", spiega Galli e aggiunge: "Fare una terza dose a chi ha risposto benissimo? Su questo dovrebbero convincermi, anche perché più si studia, più ci si accorge che in una parte importante delle persone la risposta al vaccino dura piuttosto a lungo".
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Per quanto riguarda i richiami annuali dei vaccini: "Se nei Paesi industrializzati, come ha previsto Fauci, lo scenario si avvia a un ridimensionamento progressivo del virus entro un anno, è evidente che non ci sarà la stessa situazione negli Stati in cui i vaccinati sono l’1% o il 10%. Lì la storia di questo virus rischia di essere più articolata e ci troveremo a dover fronteggiare altre varianti. Questo, di conseguenza, potrebbe configurare l’eventualità di dover fare i richiami con i vaccini aggiornati in base alle varianti. Comunque è uno scenario ipotetico". Per evitare che questo avvenga, i Paesi sottosviluppati vanno vaccinati: "Nei Paesi poveri però, Pfizer e Moderna hanno scarsa possibilità di essere funzionalmente somministrabili perché lì è complicato conservarli a basse temperature. Moltissimi Paesi che stanno utilizzando i vaccini cinesi invece, hanno cominciato a puntarci di meno quando si sono resi conto che i risultati sono poco ottimali. Questo pesa sul fatto che anche in questo senso, quella che poteva essere una via per vaccinare il mondo non sta funzionando".
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La strada giusta, secondo Galli, è quindi "produrre vaccini che abbiano efficacia rilevante e non abbiano il problema della catena del freddo. Anche Astrazeneca e Johnson & Johnson funzionerebbero più efficientemente, ma in una situazione come questa non ci si può accontentare in termini di risultati". L’infettivologo analizza la situazione attuale della pandemia: "Se guardiamo i numeri dell’anno scorso in questo periodo, ci potremmo spaventare perché questi sono peggiori. Però dobbiamo considerare la grande quantità di vaccinati, che permetterà di non avere un’ondata come quella dell’anno scorso. La situazione non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella del 2020. Resta il fatto che la variante Delta è molto invasiva, pervasiva e diffusiva e il numero di casi ufficializzati con tampone, forse è assai inferiore al numero reale".
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