
Spoleto, Beatrice Lilli: "Così sono uscita da 17 anni di violenze"

Adesso aiuta le donne a uscire da questa spirale
Il suo nome è Beatrice Lilli. Una donna che - secondo la sua testimonianza - ha fatto dei 17 anni di violenze domestiche subite, un punto di forza per aiutare altre donne che vogliono uscire da quella spirale. “Non è con la rabbia che si esce dalla violenza. Ci vuole tempo e lavorare su se stessi così da ritrovare il giusto equilibrio. Ho trasformato veleno in medicina”, afferma. Beatrice racconta di essere stata vittima di violenze per mano di due uomini (15 anni di matrimonio in un caso e 2 anni di convivenza nell’altro). Beatrice Lilli già da qualche anno affronta la sua seconda vita. Un equilibrio ritrovato anche grazie alla meditazione buddhista. Oggi all’interno del centro antiviolenza “Crisalide” dove è operatrice dell’accoglienza, ma già dal 2006 dello Sportello d’ascolto, istituito a Spoleto dall’associazione Donne contro la Guerra diretto allora dalla sua fondatrice Argia Simone e oggi da Marina Antonini (associazione che coordina l’accoglienza delle donne al Cav ancora oggi). Un percorso lungo e faticoso quello di Beatrice, iniziato nel 2004 con il ricovero di un anno in una struttura protetta di Ancona, proseguito con un percorso formativo che l’ha fatta diventare la donna che è oggi e che ha prodotto anche un memoriale diventato poi un libro: “Rose rosse – 17 anni di violenza domestica”. Volume messo in vendita per sostenere il Centro Antiviolenza di via Cascia.
Come è maturata la scelta di dire basta?
“Per i figli che mi avevano tolto e anche perché ero fisicamente devastata. Nel corso degli ultimi due anni di convivenza, per giorni e giorni, non solo il mio compagno mi ha picchiata pesantemente procurandomi anche fratture, ma alle volte non mi faceva né dormire nè sedere per punirmi di qualsiasi cosa”.
Ma questa è in qualche modo solo la parte finale. Giusto?
“Sì, esatto. Ho conosciuto mio marito che avevo 22 anni. Avevo un diploma di maturità scientifica, uno di insegnante di ballo, frequentavo il secondo anno all’Isef e insegnavo danza. Decidemmo di andare a vivere insieme e la prima volta che mi mise le mani addosso ero incinta del mio primo figlio di tre settimane. A ogni gravidanza prendevo botte. Lui beveva in maniera incontrollata. Ero convinta che con il mio affetto e quello dei figli potesse cambiare. Ma così non è stato. Nel dicembre del 2000 mi porta a casa un ragazzo, che mi difese a una minaccia con un coltello. Ai miei occhi mi sembrò dolce e sensibile e da lì a pochi mesi una volta che la separazione fu ufficializzata, iniziò la nostra storia. E qui è iniziato il mio secondo calvario.
E oggi, Beatrice Lilli, che donna è?
“Una donna perfettamente in grado di tendere una mano a chi, oggi, si trova a combattere con ogni tipo di violenza. Sarebbe stato un peccato se non avessi messo a disposizione di altre donne in difficoltà la mia esperienza”.