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Quirinale, Patuanelli: "E' l'ora di una donna. Draghi resti premier"

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Il Movimento 5 Stelle sembra voler rompere gli indugi sull'elezione del nuovo presidente della Repubblica. O quantomeno lo fa Stefano Patuanelli, senatore e ministro delle politiche agricole. Secondo Patuanelli, il premier Mario Draghi deve restare al Governo, perché la pandemia non consente cambi in corsa. Parole di una intervista rilasciata al quotidiano Il Piccolo di Trieste, città natale dello stesso ministro, classe 1974.

Secondo Stefano Patuanelli per il Quirinale "serve una persona con altissime qualità etiche e istituzionali. Per il Movimento 5 Stelle è giunta l'ora di un profilo femminile e l'obiettivo è un'ampia convergenza", aggiunge. Il Piccolo chiede a Patuanelli se saranno fatte le quirinarie oppure se nel Movimento 5 Stelle la democrazia dei clic è finita. "Non ridicolizzerei uno strumento di partecipazione che ha fatto emergere il nome di Rodotà - spiega - Il presidente Conte valuterà come coinvolgere gli iscritti del Movimento". E se il premier, Mario Draghi, salirà al Colle? Voto anticipato? "L'autorevolezza di Draghi - sottolinea il ministro triestino - permette di far convivere forze molto diverse, facendo cose importanti. Non possiamo permetterci una crisi di governo con la pandemia in corso. Sarebbe difficilissimo trovare equilibrio per un nuovo governo e la Lega si sfilerebbe".

Un altro no molto chiaro a una candidatura al Quirinale di Mario Draghi e una decisa apertura a una possibile donna, una eventualità, quest'ultima, che pare ancora improbabile. Anzi, secondo molti parlamentari i due aspetti sono in netto contrasto: soltanto un'elezione di Draghi a presidente della Repubblica, potrebbe facilitare l'assegnazione della carica di primo ministro a una donna. Di certo c'è che in questa fase la confusione sembra essere totale. A pochi giorni dal voto per la presidenza della Repubblica, non sembra esserci una convergenza tra le varie anime del parlamento e nemmeno tra i partiti di maggioranza. Rino Formica, ex ministro socialista della Prima Repubblica, su La Repubblica definisce le Camere "fuori controllo". Intanto Luigi Zanda, senatore del Pd a La Stampa spiega perché una candidatura di Silvio Berlusconi dividerebbe il Paese.