
Mario Draghi, la frase sibillina che scompagina piani studiati per mesi

“Io nonno al servizio delle istituzioni, mio destino non conta". Dieci parole che aprono a ogni scenario possibile. Anche quello considerato, fino ad oggi, il più complicato. Una frase tanto semplice quanto chiara. Che pesa come un macigno, come sempre accade quando a emettere quel suono è un big della politica nazionale. Mario Draghi, nella conferenza di fine anno, non esclude una sua candidatura al Quirinale, come Presidente della Repubblica. “Non immagino il mio futuro all'interno e all'esterno delle istituzioni, l'importante è vivere il presente al meglio possibile, questo è quello che cerco di fare. La responsabilità della decisione - ha proseguito - è interamente nelle mani delle forze politiche, non nelle mani di individui: sarebbe un fare offesa all'Italia, che è molto di più di persone individuali. La grandezza del Paese non è determinata da questo o quell'individuo ma da un complesso di forze, di persone e di sostegno politico che permettono di andare nella direzione giusta”.
Bordate di Giorgia Meloni sul governo: "Sul Covid non ci capisce niente e procede a tentoni"
In settimana, tra le fredde stanze di Palazzo Chigi, si mormorava di un certo malumore dell'attuale primo ministro. Naturale conseguenza dei mille tira e molla sulla manovra finanziaria. Uno scenario piuttosto comune, per chi ha dimestichezza di questioni parlamentari. Ma che avrebbe, e non poco, irritato una persona tanto calma, quanto abituata da anni ad essere “l'uomo solo al comando”. Soprattutto perché certe polemiche, il tetto Isee sul rimborso al 110% per le ristrutturazioni delle villette, il rinvio delle cartelle esattoriali o gli aiuti sul caro bollette, vengono sì considerate importanti, ma del tutto marginali rispetto a un quadro d'insieme. Una legge di stabilità che, dopo anni di austerity, lacrime e sangue, grazie ai denari del Recovery Plan, è fortemente espansiva. Draghi non ha mai avuto ruolo parlamentari, ma conosce le dinamiche politiche assai bene. E sa che l'atteggiamento dei partiti nei suoi confronti potrebbe mutare nei prossimi mesi. Anche in modo radicale.
Mario Draghi: "Governo avanti indipendentemente da chi sarà premier. Non ho ambizioni, sono un nonno. Vaccinare i bambini, no lockdown per i sì vax"
L'emergenza Covid che, per colpa della variante Omicron è tornata il tema del giorno, rischia di portare a nuove limitazioni, nonostante l'alto numero di vaccinati presenti in Italia. Il premier lancia, tra le righe, un messaggio in codice ai vari leader presenti alla Camera e al Senato: “Nessuno si sogni di tirarmi per la giacchetta”. Un uomo col suo curriculum, non anziano, ma nemmeno giovanissimo, stimato in ogni angolo del continente, non è ricattabile. È al servizio del Paese, ma non è disponibile a restare al governo a ogni condizione. L'allievo prediletto di Federico Caffè è ben conscio che l'ultimo anno di legislatura, prima delle elezioni, i partiti faranno di tutto pur di mettersi in luce agli occhi dei propri elettori. E visto che gli interessi di Lega e Italia Viva, di Forza Italia e del Partito Democratico sono, naturalmente, divergenti, l'ipotesi di dodici mesi di litigi non è così remota. Un esecutivo di unità nazione, che deve affrontare la pandemia, al contrario ha bisogno di coesione. Parole semplici, ma pronunciate da un uomo che, col suo carisma, è in grado di aprire a uno scenario fino a oggi considerato molto complicato. Una frase sibillina che, in un attimo, rischia di scompaginare ipotesi e piani studiati per mesi.
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