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Migranti, nuovi sbarchi nel Meridione tra rischi sanitari e l'assenza dell'Europa

Pietro De Leo
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L'Italia attraversa un’estate assai complicata, tra rischi di nuove restrizioni, l’onere del green pass (soprattutto per le attività economiche) e qualche rumoroso dissenso, per quanto minoritario, che fende le piazze della Nazione. Nel contempo, la crisi migratoria non accenna a placare.

 

Nelle ultime ore, tra la nottata e la giornata di oggi, domenica 1 agosto, gli arrivi a Lampedusa hanno sfiorato i 200, tra cui molti tunisini e sub sahariani. Il locale hot spot è arrivato a contenere oltre mille persone, più di quattro volte la capienza massima consentita di 250. Al di là della contabilità, occorre tenere in conto i rischi, soprattutto sanitari, per gli operatori e le forze dell’ordine che si trovano ad avere il primo impatto con gli sbarchi. La variabile geopolitica insiste con una certa rilevanza sullo scenario, considerando la crisi politica in Tunisia, Paese che ha “sostituito” la Libia come punto da cui si salpa per la rotta mediterranea centrale, tanto che un leader locale di partito, intervistato dalla stampa italiana, ha preventivato il rischio di mezzo milione di partenze. Già era noto, per allarme lanciato dai vertici di Frontex, quanto il nostro Paese rischiasse una nuova crisi migratoria.

 

Ma gli sconquassi istituzionali tunisini dipingono uno scenario ancora più grave, a rischio soprattutto per le regioni meridionali, le prime ad essere interessate non soltanto dagli sbarchi, ma anche dalla redistribuzione dei migranti. La tenaglia variante Delta e nuovi approdi, perciò, può zavorrare ancora di più un turismo messo già a dura prova dalle norme antipandemiche che rendono tutto più complicato. E, per quanto non sia apparentemente centrale non confronto politico di queste settimane, né a livello italiano né a livello comunitario, costituisce un nodo decisivo nel processo di integrazione europea. L’Unione, infatti, non è ancora riuscita a mettere in campo un piano di contrasto alla clandestinità. Si tratta di un passaggio fondamentale, perché una nuova crisi migratoria metterebbe a repentaglio le prospettive di ripresa dopo una pandemia che è così difficile lasciarsi alle spalle.