
Variante sudafricana, un caso a Genova. Ma fa paura quella inglese

A Genova, l'Unità operativa di igiene del policlinico San Martino diretta da Giancarlo Icardi, ha isolato la variante sudafricana su una paziente di 25 anni. La donna rientrava dall'estero e sembra che abbia fatto scalo in un Paese a rischio dove si è contagiata. Si è sottoposta al test che ha evidenziato la sua positività. La ragazza si è autodenunciata il 31 gennaio. L'8 febbraio è poi risultata negativa, ma nonostante ciò continua a restare in isolamento. Al momento non sono stati rilevati casi secondari derivanti e la situazione appare sotto controllo.
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Ma a fare paura in questo momento in Italia è soprattutto la variante inglese. Occorre rafforzare le misure restrittive per cercare di contrastarla e arginare il più possibile la diffusione. Lo sostengono gli esperti dell'Istituto Superiore della Sanità in una relazione tecnica sullo studio della prevalenza della diffusione della variante inglese. "Considerata la circolazione nelle diverse aree del Paese - si legge - si raccomanda di intervenire al fine di contenere e rallentare la diffusione della variante, rafforzando/innalzando le misure in tutto il Paese e modulandole ulteriormente laddove più elevata è la circolazione, inibendo in ogni caso ulteriori rilasci delle attuali misure in atto". Secondo l'Iss la variante si sta diffondendo molto velocemente.
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Una analisi è stata condotta con la collaborazione di 82 laboratori, prendendo in considerazione 852 campioni. Test selezionati in maniera casuale, cercando però di garantire la rappresentatività geografica all'interno di ogni regione. E su 852 infezioni 495 sono risultate riconducibili alla variante inglese, un dato che preoccupa gli esperti. L'Iss, tra l'altro, sottolinea che la variante è considerata molto più trasmissibile e visto cosa è accaduto in altri Paesi, è prevedibile che nelle prossime settimane diventi dominante "sia nello scenario italiano che in quello europeo". Nella relazione inoltre si sottolinea che "nel contesto italiano in cui la vaccinazione delle categorie di popolazione più fragile sta procedendo rapidamente ma non ha ancora raggiunto coperture sufficienti, la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante se non vengono adottate misure di mitigazione adeguate". In sostanza si suggeriscono ulteriori misure per cercare di limitare al massimo la trasmissione del contagio che rischia di mettere ulteriormente a dura prova sia il sistema sanitario che i pazienti.
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