
Il Governo si sfascia e il Pd sa solo piagnucolare

Il Pd piagnucola troppo. I suoi dirigenti usano sempre più parole grosse contro gli alleati di governo, il che - dice un illuminato politico della prima Repubblica entrato in Parlamento col Pci - “è indice di grande debolezza”. Un importante partito di governo “non dovrebbe mai avere bisogno di strillare. Basta fare”. Ma la saggezza non è di questo tempo.
Le parole chiave del partito di Zingaretti sono significative. Stanno nell’esecutivo ma adoperano termini come “stanchi”, “veti”, “rinvii”. E addirittura “ricatti”. Una dichiarazione del genere l’ha fatta anche il vicesegretario Andrea Orlando.
Ma così non si va da nessuna parte. Anche perché la strada del governo “contro gli altri” (in particolare versus Salvini) il Pd se l’è fatta imporre da Matteo Renzi, e non sarebbe il massimo scaricare tutto su di lui.
Troppo comodo urlare al 2 per cento - vero o presunto - di Italia Viva dimenticando - o fingendo - che il problema è nel manico: è Giuseppe Conte il bersaglio non dichiarato del Pd ed è inevitabile che tutto si scassi.
Quando dal Nazareno si sostiene che non “è il momento di discutere di nomine e di posti” è invece proprio perché di questo si discute. Altrimenti il governo non decolla. Si sfracella. Aver scelto la strada dei leader fuori dall’esecutivo - tranne Di Maio pronto a qualsiasi ministero - espone il partito al vento di Rocco Casalino e neppure Franceschini riesce a domare l’eccentrico comunicatore di Conte. Il cui tiro al bersaglio quotidiano nei confronti di Renzi sta per virare su Zingaretti - descritto quotidianamente come indeciso a tutto - e sull’intera delegazione di ministri del Pd, De Micheli in testa (“che poteva fare la Azzolina a scuola con i trasporti in queste condizioni?”, sibila Casalino alle redazioni amiche).
Il vecchio ex parlamentare che ci addentra nelle cose rosse sorride a sentir parlare di Mes: è l’argomento che servirà in campagna elettorale - dice gustando l’odore di sangue - “e nessun compagno europeo lo vuole, solo in Italia se ne parla”. Non c’è più l’Internazionale di una volta...