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Si spoglia in chat, nei guai padre di famiglia

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Alessandra Borghi
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Incontrarsi in chat: che avventura pericolosa. In tribunale arriva il caso di un padre di famiglia, un perugino, che si è spogliato in chat. E' imputato di atti osceni commessi in rete attraverso il canale della Play Station. In quel modo si era messo in comunicazione con una persona di fuori regione di cui probabilmente ignorava completamente l'identità. Fatto sta che il suo interlocutore, un altro uomo, si è indispettito per quello “spettacolo”. E lo ha denunciato, dopo averlo ripreso con un telefonino (forse per avere la prova dell'accaduto). L'altro gli avrebbe detto: “Guardami”, e poi si sarebbe denudato adottando pose erotiche. Alla prima udienza davanti al giudice monocratico, la difesa, rappresentata dagli avvocati Alberto Catalano e Francesco Saverio Paone, ha chiesto - in sede di ammissione delle prove - un supplemento di consulenza tecnica d'ufficio in relazione all'accessibilità delle immagini riprese tramite Play Station. L'avvocato Catalano ha infatti sostenuto che la console non consentirebbe una comunicazione aperta a un numero indeterminato e illimitato di persone. Il giudice ha ammesso le prove orali richieste, riservando all'esito dell'escussione dei testi l'eventuale svolgimento della perizia.