
Omicidio Polizzi, la mamma di Alessandro al ministro della Giustizia: "Se Menenti scappa chi ci risarcisce?"

"Vede signor Ministro, essere costretta a ricorrere a Lei lo considero non solo una sconfitta mia Sua e di tutti icittadini italiani ma lo considero anche una violenza nei miei confronti”. Eccolo uno dei passaggi della missiva che Daniela Ricci, mamma di Alessandro Polizzi, ha inviato al ministro della Giusitizia mercoledì pomeriggio, dopo aver scoperto che l'assassino di suo figlio era stato scarcerato per decorrenza dei termini. Alla mail la donna ha allegato anche “qualche immagine di mio figlio, vivo e morto”, spiega, “per circoscrivere maggiormente la vicenda di cui sto parlando, se avesse qualche dubbio”. “Se questo signore (Menenti, ndr) dovesse fare mente locale sulla possibilità di tornare in galera e passarci 30 anni - scrive la mamma - e dovesse scappare all'estero, dato che non gli è stato nemmeno bloccato il passaporto, mi dica lei signor Ministro, chi ce lo rimette in galera? E se poi ci fosse la possibilità di chiedere un risarcimento, ovviamente non economico, ma morale, a chi mai dovrei chiederlo? Allo stato italiano? Che con le sue leggi e i suoi cavilli ha permesso la liberazione di un assassino mandando in frantumi il lavoro di decine di agenti di polizia, Pubblici Ministeri e Giudici?”. “Negli ultimi 6 anni della mia vita (esistenza) perché vita non lo è più - aggiunge -, mi sono ripetuta come sia stato possibile trovarmi nella indefinibile posizione di una madre che ha perso un figlio assassinato a 23 anni. Quando entri nelle aule di tribunale guardi le foto di tuo figlio massacrato come ipnotizzata, ascolti decine di testimoni fra cui anche l'assassino di tuo figlio dire “ be no , io non ho sferrato colpi tanto forti alla testa” e ti ripeti che ti sveglierai da un brutto sogno e non è possibile che un uomo, padre di 56 anni abbia avuto il coraggio di mangiare mandarini mentre sullo schermo passavano le immagini dello scempio che lui era stato in grado di fare senza nessun ritegno e ammettendo solo alla fine, di fronte all'evidenza delle prove, di essere stato lui”. Lo stesso che adesso è libero.