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Dio accoglie tutti. E Gesù?

Alessandro Meluzzi
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Il vangelo di Giovanni di questa domenica (Gv 6,37-40) riassume in maniera esemplare molti segreti della Chiesa cattolica. In primo luogo, Gesù dice che “colui che viene a me, io non lo caccerò fuori“. Ciò significa, come dicevamo qualche domenica fa in riferimento al sinodo straordinario sulla famiglia, che Dio accoglie tutti. Poi, Gesù precisa che non scaccia nessuno “perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato”. Qui si capisce bene come il Padre e il Figlio, pur avendo la stessa persona, non sono la stessa persona. Ricordiamo Gesù sul Getzemani, che chiede al Padre di allontanare da lui la tentazione di scappare dalla croce. Gesù, in quanto uomo, forse non era estraneo a sentimenti di intolleranza nei confronti di altri uomini. In fondo, ne dà anche prova: si arrabbia con i farisei, caccia i mercanti dal tempio, sgrida i suoi genitori, critica il comportamento dei suoi amici discepoli. Forse, siccome Gesù ha avuto modo di avere a che fare con gli uomini ha pensato che alcuni non andavano salvati. Ma Dio è misericordioso, perdona anche l'imperdonabile se il peccatore dimostra vero pentimento. Infatti, continuando la lettura del Vangelo di oggi, si legge: “e questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato”. Dio non vuole perdere neanche uno dei suoi figli, come dimostra anche la parabola della pecorella smarrita. Se un suo figlio sceglie una strada sbagliata, continua a indicargli la retta via. Dio non si rassegna e persiste nel cercarci. Lo stesso vale per la parabola del figliuol prodigo che, compreso di aver smarrito la strada, torna al Padre. Gesù testimonia con la sua vita questo paradigma ed è stato mandato per attirare al Padre tutti gli uomini. “Chiunque vede il Figlio e crede in Lui abbia la vita eterna; io lo resusciterà nell'ultimo giorno”. Con la collaborazione di Andrea Grippo