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L'uomo non è votato alla distruzione

Alessandro Meluzzi
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Il vangelo di Matteo di questa domenica (Mt 18,15-20) ci porta dentro il cuore del baricentro della condizione umana. Una condizione che per sua stessa natura, come abbiano più volte detto in questa rubrica, vive nello spirito, in una dimensione in cui la relazione prevale su un'idea astratta dell'essere, come soggetto che vuole o come oggetto che viene voluto. Infatti, quando Gesù dice “se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro“ riafferma una dimensione comunitaria e non solipsistica, relazionale e non basata sull'Io. Su questa prospettiva si fonda anche il mistero della Chiesa. Un mistero in cui questioni come la correzione fraterna, cioè l'educazione alla morale, provengono dal'incontro tra persone. Ciò rappresenta una prospettiva essenziale, secondo cui l'autorità si basa anche essa sulla comunicazione tra fratelli. Il nostro mondo nella storia concreta dei suoi fatti tende ad avere abbracciato un'idea di sopraffazione o quanto meno l'idea per la quale senza una mediazione d'oggetto, basata sul denaro, non avviene tra gli uomini uno scambio efficace. La mercificazione delle cose e delle persone, ma soprattutto la seconda, è l'espressione compiuta di questa sofferenza. L'idea secondo cui gli esseri umani possano essere comprati senza una concreta dimensione mercantile è forse la malattia principale del nostro tempo. Non è stato sempre così, tra i popoli primitivi l'idea di una natura condivisa rappresentava la prevenzione principale alla distruzione. La giornata del 6 settembre è dedicata in molte diocesi alla custodia della Natura. Una custodia che non è un fatto protezionistico ma è un punto di arrivo di questa prospettiva. L'essere umano, basato sulla relazione, è una persona che ha meno bisogno di possedere. Non è soltanto la prevenzione dalla violenza ma è anche la più umana protezione della nostra specie dalla distruzione capillare della Natura e degli orrori della guerra. Con la collaborazione di Andrea Grippo