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Non si può sradicare il male

Alessandro Meluzzi
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Il vangelo di Matteo di questa domenica (Mt 13,24-43) ci propone la parabola del seminatore. La storia è ben nota: il Regno dei Cieli è simile a un uomo che ha seminato bene nel campo ma venne il nemico che seminò la zizzania. La proposta dei servi è di estirparla subito ma il padrone si rivela più saggio. L'allegoria parla della presenza del bene e del male nella storia. Mai come oggi questa presenza del male nel tempo e nella vita dei popoli appare drammatica. Le vicende recenti che riguardano la guerra hanno la caratteristica di sempre: si può giudicare il passato solo con occhi più sapienti e critici, quelli del futuro. Diceva Arthur Ponsonby che la prima vittima della guerra è la verità e subito dopo l'innocenza. In vicende come quelle del conflitto tra separatisti russi e ucraini oppure lo scontro in atto nella fascia di Gaza questa dimensione della non verità ma tragica realtà della guerra pare evidente. E' difficile definire con lo sguardo della cronaca lo spazio del bene e del male. Forse nessuno saprà chi ha lanciato quel missile che ha ucciso 300 innocenti che volavano verso le vacanze. Forse nessuno saprà giudicare se Israele abbia diritto di uccidere innocenti per garantirsi una sicurezza militare. Il tentativo di strappare la zizzania dal campo di grano nell'immediato della concretezza della storia politica è illusorio. È vero, è stato detto “beati gli operatori di pace” ma è il risultato di fatti e non di chiacchiere. E allora la parabola contiene anche un altro senso. Non si può eliminare radicalmente la presenza del male fino alla fine dei tempi. E' vero che ci sono semi del Regno dei Cieli nel presente. Un regno che può essere realizzato da uomini di buona volontà. Ma quei “miti che erediteranno la terra” riescono a conquistare il bene solo con la forza delle armi. Infatti il cristiano non può non essere escatologico, guardando ai tempi ultimi. Divisioni astratte che forniscono agli uomini ragioni buone per combattersi possono essere neutralizzate da mediatori o da diplomatici. Il sentimento tragico della storia ha a che vedere con il sentimento tragico della vita. Non significa diventare ignavi o trovare i colpevoli di atti aberranti. Purtroppo inevitabilmente le ragioni della pace si costruiscono nella storia e nell'oltre-storia in una eternità senza cui neanche la conquista della pace in questo mondo può essere concretamente realizzabile. La zizzania della guerra è succulenta per egoismi e guadagni. Perciò i Cristiani sono portatori di pazienza evangelica, affidando solo agli ultimi tempi la possibilità di dirimere conflitti che spesso non riusciranno mai a trovare buoni giudici pacificatori.  [email protected]