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Troverà fede il figlio dell'uomo, quando tornerà?

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Alessandro Meluzzi
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Il vangelo di Luca di questa domenica (Lc 18,1-8), che ci parla di giustizia, anzi di un giudice ingiusto che risponde alle richieste di una povera vedova, ci fa riflettere sulla natura di questa parola. Il nostro mondo è giusto o ingiusto? In un'umanità segnata dal peccato la risposta non può che essere la seconda.  Se per giustizia intendiamo una maggiore perequazione tra popoli e sistemi, allora uno dei modi per leggere questa crisi è prendere atto del fatto che in un sistema di vasi comunicanti come nella globalizzazione una certa crescita di sviluppo dei pase emergenti sembra avere come contraltare una contrazione di disponibilità monetaria e di domanda nel mondo avanzato, o per lo meno nelle parti fragili come l'Italia o la Spagna. Ma forse la questione è ancora più delicata. Infatti il cordialissimo incontro tra mister Obama e il presedente del consiglio italiano Letta, colmo di elogi come non mai negli ultimi decenni per il nostro paese, ha un sapore sottilmente ambiguo. In fondo anche gli Stati Uniti, pur avendo sfiorato appena il default con un debito di livelli cosmici, continuano a essere l'unica agenzia planetaria abilitata a distribuire ai loro fedeli corrispondenti patenti di buona condotta. Non è un dato metafisico, né esoterico, ma storico. Ma che non può non far riflettere sulla sfasatura tra il modo con cui le élite planetarie, che rappresentano e tentano di pilotare lo sviluppo futuro, e la percezione emotiva delle masse e della gente. Infatti quello che davvero manca più che mai è una rappresentazione condivisa del mondo che includa l'idea di verità e giustizia e non soltanto il conto quotidiano della spesa.  Nulla di disdicevole di fronte all'ineludibile concretezza della vita ma certo la domanda che Gesù pone nel brano conclusivo di questa pagina evangelica ha una dirompente potenza profetica: “Troverà la fede sulla terra il figlio dell'uomo quando tornerà?”. La risposta che viene dai cuori sembra riecheggiare l'incertezza della domanda. Ma l'idea della Venuta ci dà per lo meno la speranza che la storia non sia una danza caotica e senza senso di fatti e di eventi. Ha una destinazione e un percorso e un orizzonte di senso. E questo orizzonte di senso è Lui, vero Dio e vero uomo, che si è fatto carne perché gli uomini potessero riscoprire la loro vera vocazione che è divina. Tertulliano diceva che caro cardo salutis, la carne è il cardine della salvezza. Per questo il cristiano non vive sulla luna ma con i piedi saldamente piantati nella terra della storia ma con lo sguardo avanti e lontano per evitare che anche i numeri delle crude statistiche non appaiano un geroglifico assurdo e senza senso. Una danza di curve e di numeri che ogni giorno sembrano aumentare la nostra disperazione. L'unica dimensione che conta è quella solidale, tra persone, che rende la vita meritevole di essere vissuta. Questa crisi sembra non finire mai. Più gli annunci rassicuranti si moltiplicano, più i dati numerici non paiono avere alcun positivo riscontro. Le uniche buone notizie vengono dal numero magico che abbiamo imparato a conoscere circa un anno fa, lo spread, che suona come una pernacchia. Rappresenta il differenziale di appetibilità tra due cartelle di debito. Ma in fondo di debiti si stratta. Si ha la sensazione antropologica, più che economica, che in Occidente un ciclo epocale sia finito. Non una delle solite crisi cicliche, legate a fasi di iper-produzione di fronte alla possibilità dei mercati di assorbire i prodotti, bensì qualcosa che sembra a che fare con la natura stessa dell'economia basata sulle monte come valori simbolici e astratti ma ben ancorati a un potere planetario fortemente capace di spostarle e indirizzarle. Il vangelo di Luca di questa domenica (Lc 18,1-8), che ci parla di giustizia, anzi di un giudice ingiusto che risponde alle richieste di una povera vedova, ci fa riflettere sulla natura di questa parola. Il nostro mondo è giusto o ingiusto? In un'umanità segnata dal peccato la risposta non può che essere la seconda. Se per giustizia intendiamo una maggiore perequazione tra popoli e sistemi, allora uno dei modi per leggere questa crisi è prendere atto del fatto che in un sistema di vasi comunicanti come nella globalizzazione una certa crescita di sviluppo dei pase emergenti sembra avere come contraltare una contrazione di disponibilità monetaria e di domanda nel mondo avanzato, o per lo meno nelle parti fragili come l'Italia o la Spagna. Ma forse la questione è ancora più delicata. Infatti il cordialissimo incontro tra mister Obama e il presedente del consiglio italiano Letta, colmo di elogi come non mai negli ultimi decenni per il nostro paese, ha un sapore sottilmente ambiguo. In fondo anche gli Stati Uniti, pur avendo sfiorato appena il default con un debito di livelli cosmici, continuano a essere l'unica agenzia planetaria abilitata a distribuire ai loro fedeli corrispondenti patenti di buona condotta. Non è un dato metafisico, né esoterico, ma storico. Ma che non può non far riflettere sulla sfasatura tra il modo con cui le élite planetarie, che rappresentano e tentano di pilotare lo sviluppo futuro, e la percezione emotiva delle masse e della gente. Infatti quello che davvero manca più che mai è una rappresentazione condivisa del mondo che includa l'idea di verità e giustizia e non soltanto il conto quotidiano della spesa. Nulla di disdicevole di fronte all'ineludibile concretezza della vita ma certo la domanda che Gesù pone nel brano conclusivo di questa pagina evangelica ha una dirompente potenza profetica: “Troverà la fede sulla terra il figlio dell'uomo quando tornerà?”. La risposta che viene dai cuori sembra riecheggiare l'incertezza della domanda.Ma l'idea della Venuta ci dà per lo meno la speranza che la storia non sia una danza caotica e senza senso di fatti e di eventi. Ha una destinazione e un percorso e un orizzonte di senso. E questo orizzonte di senso è Lui, vero Dio e vero uomo, che si è fatto carne perché gli uomini potessero riscoprire la loro vera vocazione che è divina. Tertulliano diceva che caro cardo salutis, la carne è il cardine della salvezza. Per questo il cristiano non vive sulla luna ma con i piedi saldamente piantati nella terra della storia ma con lo sguardo avanti e lontano per evitare che anche i numeri delle crude statistiche non appaiano un geroglifico assurdo e senza senso. Una danza di curve e di numeri che ogni giorno sembrano aumentare la nostra disperazione. L'unica dimensione che conta è quella solidale, tra persone, che rende la vita meritevole di essere vissuta. Alessandro Meluzzi - Fondatore di Agape Madre dell'Accoglienza e portavoce della comunità incontro. Con la collaborazione di Andrea Grippo