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Bel regalo per l'8 marzo

Fernanda Fraioli
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La Camera ha approvato la legge che tutela l'esercito degli orfani dei femminicidi. Ora, speriamo soltanto in una rapida e concreta applicazione. Ci si pensa nell'immediato, quale notizia aggiuntiva dell'episodio delittuoso che ha assunto proporzioni indefinibili, senza soffermarvisi più di tanto. Il femminicidio evoca l'uccisione di una donna da parte del compagno, ma non quella di chi le sopravvive. Eppure i figli, almeno quelli che riescono a sfuggire alla furia omicida di chi li ha generati, restano. Non più come prima, ma restano e, questo non si sa quanto sia meglio. Una mamma uccisa ed un padre in carcere che futuro possono dare ai figli, il più delle volte piccolissimi, che devono fare i conti con qualcosa di troppo grande? La resilienza di cui solo i bambini sono padroni, li aiuta in qualche modo a sopravvivere, ma vivere è altro. Uno stuolo di bambini/ragazzi che viene abbandonato, non soltanto dalla sorte, visto che l'evento lascia una ferita non rimarginabile, ma anche dalle Istituzioni che proprio non riescono a vederli come una priorità. È allarmante la percentuale di quelli che non riceve alcun tipo di aiuto, aggirandosi intorno ad un pieno 61%. Ci riporta allo scottante argomento ogni femminicidio di una madre. Non entriamo nel merito giudiziario, né in quello fattuale, ci interessa solo Filippo che potrebbe essere anche Andrea, Marco, Giacomo, Maria, piuttosto che Federica. In un caso di cronaca ricordiamo la preghiera della vittima alle amiche, consapevole che la sua fine era vicina, "se mi ammazza non dategli mio figlio", nell'intima consapevolezza che soltanto la sua famiglia di origine era per lei, sicurezza di un prosieguo di vita quanto più tranquillo e sereno per quel piccolo ometto destinato a crescere senza il suo supporto, troppe volte spettatore di inauditi pestaggi. Sempre la cronaca ci riporta l'altra espressione "mio figlio? È la luce dei miei occhi", quale dichiarazione del padre, molto similare a quelle pronunciate da tanti uxoricidi che pensano ai piccoli solo in questi momenti, lasciandoci un amaro interrogativo sul perché non ci abbiano pensato prima, negli anni delle lunghe liti, aggressioni e pestaggi, dove erano spettatori paganti, ma solo ora, come in un estremo tentativo di trovare un sostegno per evitare le patrie galere o accorciarne il soggiorno, magari riprendendoselo all'uscita. Queste vittime hanno bisogno di accoglienza, sostegno e risorse economiche di cui si fanno carico i parenti più prossimi, laddove ci sono, ma con immense difficoltà perché le chiavi di lettura dei loro animi sono custodite da costosi esperti dei vari settori. Essere orfano è la peggiore delle iatture, ma questi sono orfani speciali, bisognevoli di un sostegno qualificato, economico, psicologico, sociale. La verità non deve mai essere nascosta e, in questi casi, è un lusso che gli adulti non possono permettersi, ma ha un costo alto, soprattutto economico e culturale. Sarebbe bastato, nel tempo, equiparali agli orfani per servizio o del terrorismo, ma neppure la legge in materia di risarcimento per le vittime di reati violenti volontari, li ha inglobati. Si è persa un'ottima occasione. Da poco, invece, la promessa fatta ad una di loro cresciuta con il problema, dalla Presidente della Camera, che ha elargito assicurazioni in merito. Ora la legge. E, intanto, gli orfani crescono, in età e di numero. Fernanda Fraioli