
8 marzo: auguri e figlie femmine

In questa settimana abbiamo due grandi ricorrenze: l'8 e il 10 marzo. La prima la celebriamo dal 1909 condividendola con il resto del mondo, mentre la seconda è tutta nostrana, ma non abbiamo l'abitudine di festeggiarla, anche se è una conquista di non poco momento per l'intera società italiana. Quest'anno, però, dato che compie 70 anni, ci sia consentito di riandare con la mente al 10 marzo del 1946 a quando le donne furono finalmente ammesse al voto. Per noi oggi, almeno questo, è scontato anche se su tutti gli altri fronti continuiamo a combattere, a cominciare da quello del rispetto che resta il grande assente della quotidianità, quando si tratta di donne. Solitamente in questo giorno si torna con le rievocazioni all'infausto episodio dell'incendio della fabbrica, per arrivare alle mimose, alle frasi celebri, ma trascurando tutte le numerose lotte portate avanti con grandi sacrifici dalle donne. Una delle quali ce la ricorda un film in programmazione nei cinema proprio in questi giorni dal titolo “Suffraggette” che racconta la storia di un'operaia che lavora fin dalla tenera età di sette anni in una malsana lavanderia londinese. Il problema non ci è totalmente ignoto, perché da bambini ci hanno fatto vedere in ogni dove, la commedia musicale “Mary Poppins” della Disney dove la signora Banks rientra dalla manifestazione canticchiando “Suffragette a noi”, cercando di sensibilizzare al problema chi agiata come lei non era, bensì al suo servizio, come la cuoca, la domestica e la bambinaia al grido di “Voto alle donne”, il cui unico pensiero è quello di far sparire il nastro prima dell'arrivo del marito, il signor Banks, irriverente denigratore della causa e delle donne in generale, ma che, alla fine, proprio da una donna, Mary Poppins, verrà messo a posto. La storia, però, è ben altro dalla finzione scenica messa in piedi per l'usuale pubblico Disney, anche se la signora Banks nella sua canzone ripete come un mantra “siam pronte al peggio anche a morir ormai”. Nella realtà, invece, le suffragette sono state realmente disposte a dare la vita nelle loro lotte, non già per riempire le noiose giornate di una signora Banks, ma per ottenere l'agognato suffragio universale, portatore di un miglioramento generalizzato della condizione della donna che, ancor più di oggi, veniva abusata in tutti i modi. La stessa protagonista del film ne dà una testimonianza venendo raffigurata come esasperata dal lavoro pesante e dalle angherie di un capo che ha approfittato di lei fin da quando era una ragazzina, e, al contempo, impaurita ed affascinata da quelle donne pronte a spaccare vetrine, farsi arrestare e lottare fuori e dentro la famiglia per i loro ideali. Donne che, dall'iniziale pacifica manifestazione sono dovute passare all'azione ponendo in essere una serie di assalti ai fili del telegrafo, mettendo bombe nelle cassette della posta, colpendo al cuore delle comunicazioni. La regista del film ha scritto: “Io e la sceneggiatrice ci siamo rese conto che l'opinione pubblica è ben poco consapevole di quanto hanno fatto. Per qualche motivo è stato sepolto. A me non l'hanno insegnato a scuola e non sembra esserci una grande coscienza degli estremi a cui si spinsero le suffragette: le bombe e gli attacchi alle proprietà immobiliari o la brutalità della reazione della polizia verso le donne, sotto forma di pestaggi o di alimentazione forzata. La sensazione era di una storia mai raccontata”. Ecco, è la stessa sensazione che abbiamo noi.