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Davide Rebellin, chi era e come è morto l'ex ciclista. La tripletta Amstel-Freccia-Liegi, il doping Cera e la medaglia restituita

Nicola Uras
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Cinque anni dopo Michele Scarponi, un altro campione del ciclismo italiano è morto in un incidente stradale, travolto da un camion mentre si allenava. Davide Rebellin è stato ucciso da un camion a Montebello vicentino ma anche dall'assoluto immobilismo dello Stato italiano che non ha ancora trovato modo di dare forma a una legge sulla "violenza stradale" come invece hanno promosso in Francia. 

 

 

Rebellin è stato il ciclista italiano più longevo: proprio lo scorso ottobre aveva chiuso la sua carriera da professionista a 51 anni, un record, chiudendo un cerchio di 30 anni iniziato nell'estate 1992 dopo le Olimpiadi di Barcellona facendo il suo esordio nella mitica Gb-Mg di Cipollini, Ballerini e Chioccioli. Da dilettante aveva fatto vedere numeri da fuoriclasse vincendo un Giro delle Regioni, i Giochi del Mediterraneo e l'argento ai Mondiali. La sua carriera ha visto una prima fase dedicata alle corse a tappe in cui arrivò sesto al Giro d'Italia (indossò anche la maglia rosa oltre a vincere la tappa del Monte Sirino) e settimo alla Vuelta di Spagna, entrambi i piazzamenti nel 1996, poi dopo tante delusione la decisione, forse tardiva di calibrarsi sulle classiche ormai trentenne. Una scelta che rende merito alle sue qualità e riempie la bacheca personale di trionfi epici. La sua annata migliore il 2004 quando in otto giorni vinse Amstel Gold Race, Freccia Vallone (vinta anche nel 2007 e 2009) e Liegi-Bastogne-Liegi, primo ciclista a riuscire nell'impresa della tripletta nelle Ardenne nello stesso anno. Nel suo palmares anche la Clasica San Sebastian, il Gp di Francoforte, il Gran Premio di Svizzera e tante gare in linea italiane tra cui il Giro del Veneto (tre volte), il Giro di Romagna, il Giro dell'Emilia (due volte), la Tre Valli Varesine (due volte) oltre a qualche breve corsa a tappe (su tutte la Parigi-Nizza). Piazzatissimo (altre quattro volte sul podio della Liegi e un secondo posto al Lombardia), in Nazionale partecipò a nove Mondiali (il quarto posto a Varese il miglior piazzamento) e due Olimpiadi. Per due anni, 2004 e 2007, chiusa la stagione come numero due del ranking mondiale.

 

 

Il crocevia della sua carriera furono le Olimpiadi di Pechino del 2006: nella prova su strada chiuse al secondo posto vincendo la medaglia d'argento ma il 28 aprile 2009 un suo campione di sangue prelevato durante i Giochi Olimpici e congelato viene nuovamente testate con le nuove metodologie e risulta essere positivo al Cera (definito anche Epo di terza generazione). Il successivo 17 novembre il Cio gli revoca la medaglia e ne ordina la restituzione. Rebellin denuncia anomalie nelle procedure Cio e tramite i suoi legali impugna la sentenza. Il Tas però conferma la sentenza e il ciclista viene squalificato per due anni. Durante questo periodo viene reso pubblico un filmato, relativo al 2001, in cui Rebellin veniva ripreso da telecamere nascoste mentre cercava di procurarsi sostanze dopanti illegali da alcuni medici, gettando ulteriore discredito sulla carriera del ciclista. Quindi dopo sette anni, il 30 aprile 2015, la tardiva assoluzione (penale, non sportiva) dalle accuse di doping. Rebellin però è di fatto emarginato dal ciclismo e corre con squadra di seconda se non terza fascia, alcune anche kuwaitiana e cambogiane. Un autentico stacanovista del pedale: 16 squadre in 29 stagioni da pro, oltre un milione di chilometri percorsi, 67 vittorie. Silenziosissimo, vegano (si nutriva di quinoa, miglio e amaranto oltre a bere litri e litri di acqua in cui scioglieva infuso di corallo di Okinawa). A chi gli chiedeva perché non smettesse, lui rispondeva "perché mi piace correre". Lascia la nuova compagna (dalla moglie e procuratrice, Selina Martinello, si era separato da anni).