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Nessuna corruzione, Berlusconi assolto a Siena: la strada del Cav verso il Quirinale si fa in discesa

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Nessuna corruzione per indurre Danilo Mariani a testimoniare il falso per il caso Olgettine, le dazioni di denaro erano legate a un rapporto lavorativo: il tribunale di Siena ha assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste, sia l'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, imputato con l'accusa di corruzione in atto giudiziario nel processo stralcio Ruby Ter, che il pianista sarteanese delle feste di Arcore, con la stessa formula. Rimossi, per adesso, gli ostacoli verso il Quirinale per l'ex premier, in attesa delle decisioni sul filone milanese che di certo subiranno i riflessi senesi. Un verdetto che ha sorpreso molti al terzo piano del palazzo di giustizia, quello emesso, dopo nemmeno due ore di camera di consiglio, dal collegio presieduto dal giudice Simone Spina e composto da quest'ultimo con Francesco Cerretelli ed Elena Pollini. Prima della lettura del dispositivo si era giocata una vera e propria partita a scacchi tra la difesa del Cavaliere e il collegio, che sostituiva il precedente guidato da Ottavio Mosti. Dopo ben otto rinvii consecutivi, l'appuntamento in aula sembrava preludere all'ennesimo rinvio della sentenza, dal momento che i legali avevano preannunciato la volontà di chiedere un'integrazione “mirata” dell'istruttoria dibattimentale con altri cinque testi, trovandosi di fronte a diversi giudicanti. E invece, a sorpresa, è arrivato il no del collegio, deciso ad andare dritto alla meta. Il jolly giocato allora da Federico Cecconi, Enrico e Lorenzo De Martino, avvocati di Berlusconi, è stata la richiesta di ricusazione del collegio.

 

 

Una mossa data dal fatto che si intravedeva fra i giudici un convincimento sui fatti in oggetto dell'imputazione prima della sentenza. Anche in questo caso il tribunale ha detto no: istanza reputata immotivata e non tempestiva. Da qui la discussione – con il pm Valentina Magnini che ha chiesto 4 anni di condanna - e l'ingresso in camera di consiglio con il timore, fra i legali del Cav, di un esito a quel punto scontato. E invece ecco l'assoluzione, non c'è stata alcuna corruzione. Si chiude così un procedimento estenuante, che aveva assunto i connotati della classica “neverending story”. Il caso infatti, costola dell'affaire Ruby del 2010, era arrivato a Siena nel 2017 dopo che da Milano è stato trasferito uno stralcio per competenza territoriale, con la prima udienza celebrata nel dicembre 2018. La natura del pagamento è stata il nodo centrale della questione. In totale, secondo quanto ricostruito nel corso delle udienze, attraverso l'esame dell'ufficiale della Guardia di finanza Antonio Tascini, si sarebbe trattato di 170 mila euro (47.045 nel 2011, 51.045 nel 2012 e 71.687 nel 2013) versati da Berlusconi a Mariani su due diversi conti correnti (uno Mps l'altro Banca Cooperativa Valdichiana) e divisi in pagamenti mensili da 3 mila euro (che fungevano da rimborsi spese) e altri saltuari, da 7 mila, 8 mila e 25 mila (come contributo al pianista per le spese di acquisto di una casa).

 

 

Per gli inquirenti soldi che dovevano invogliare Mariani a dire il falso. Non convinceva infatti l'oggetto dei bonifici: “liberalità”, anche se le Fiamme gialle durante l'istruttoria avevano affermato di averli ricondotti ad entrate da attività musicale, dal momento che la verifica finanziaria fu effettuata su una partita Iva con codice di attività artistico-musicale. Le difese avevano più volte sottolineato come il rapporto di lavoro tra i due fosse continuato nel tempo e precedente al periodo preso in esame, e come l'accusa si basasse principalmente su deduzioni e non su riscontri probatori. Argomentazioni accolte: la strada verso la presidenza della Repubblica per il Cavaliere si fa in discesa.