
La mattanza dei femminicidi: numeri spaventosi

Un’autentica mattanza. Che non conosce sosta. Anzi, in forte crescita, complice la pandemia, il lockdown e la necessità di trascorrere ventiquattro ore su ventiquattro sotto lo stesso tetto. È emergenza femminicidi in Italia. Un termine spesso abusato, ma che nel caso delle violenze mortali nei confronti delle donne fotografa alla perfezione l’attuale, drammatica, realtà. I numeri, come spesso capita nei fenomeni sociali, descrivono e delineano meglio di mille parole i confini di una situazione che meriterebbe maggiore attenzione. Soprattutto da parte della classe politica attuale, che è tanto brava ad indignarsi e ad inaugurare panchine e statue commemorative quando incapace di trovare soluzioni legislative adeguate. Dall’inizio dell’anno sono ben ottantatré le vittime, sette solo negli ultimi dieci giorni. Dati impressionanti, soprattutto se si considera che, in totale, sono stati centonovantanove gli omicidi commessi in Italia. Nel sessanta per cento dei casi, questi reati vengono commessi da mariti, fidanzati o ex. Lasciati, spesso perché violenti. Uomini che non accettano il no come possibile risposta e sono ancora oggi convinti di essere padroni di quelle donne.
Si è tolto la vita il presunto assassino della 21enne Alessandra Zorzin: era una guardia giurata di 38 anni
Lo scorso lunedì Giuseppina Di Luca, quarantasette anni, è stata uccisa a coltellate dal marito che non voleva accettare la separazione. Il corpo della donna è stato trovato in una pozza di sangue sulle scale della propria abitazione, ad Agnosine, paese della Valsabbia in provincia di Brescia. Ieri è stata la volta di Alessandra Zorzin, ventuno anni, madre di una bimba di venticinque mesi, residente da oltre tre anni a Montecchio Maggiore, nel Vicentino. Il suo presunto assassino, Marco Turrin, una volta capito di essere braccato dalle forze dell’ordine, si è suicidato. Con la stessa pistola di ordinanza (il trentottenne era una guardia giurata) che avrebbe tolto la vita alla giovane madre. Nel 2019 erano state centoundici le donne vittime di omicidio volontario, centosedici l’anno scorso.
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Nel novanta per cento dei casi, l’assassino è una persona conosciuta. Che la pandemia e il lockdown abbiano esacerbato certe tensioni lo dimostrano, ancora una volta, i numeri. Nel 2020 le chiamate al 1522, il numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking, sono aumentate del settantanove per cento rispetto all'anno precedente. Alla base di questo massacro, la convinzione, forse non sbandierata, ma radicata nel profondo dell’inconscio, che le donne siano proprietà dei maschi. Che il no sia una opzione inammissibile e che, di fronte ad un eventuale rifiuto, uno schiaffo “male di sicuro non fa”. Concetti medioevali, gretti e volgari, purtroppo ancora ben lontani dall’essere solo uno spiacevole ricordo del passato.
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