
Rimpatrio dei clandestini, solo il 19% torna dall'Europa al suo Paese: nel mirino Italia e Grecia

Pochi rimpatri, procedure interne farraginose e la somma di tutto che è un incentivo ai flussi migratori. La corte dei Conti dell’Unione Europea ha redatto un report accendendo un fatto sulle inefficienze della cooperazione con i Paesi extra Ue per il rimpatrio dei clandestini.
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Mettendo nero su bianco un dato significativo: ogni anno circa mezzo milione di essi riceve un’ingiunzione a lasciare l’Unione Europea, ma soltanto il 19% di essi, dunque neanche uno su cinque, torna nel suo Paese d’origine. Nel report viene peraltro evidenziato come pure i Paesi con i quali gli Stati membri hanno degli accordi di rimpatrio. E si punta il dito direttamente su Italia e Grecia, i Paesi mediterranei che, assieme alla Spagna, soffrono la maggior quota di flussi.
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La difficoltà nel far sì che i clandestini tornino nella loro Patria sarebbe dovuta anche alla lunghezza delle procedure d’asilo e all’assenza di un sistema di gestione dei rimpatri integrato. Questo scenario alquanto negativo, peraltro, costituisce un incentivo agli arrivi. Quanto più i rimpatri sono difficili, tanto più i flussi irregolari sono incoraggiati, per concatenazione logica. Insomma, un vero e proprio “pull factor”, ossia fattore attrattivo, che è necessario contrastare se si vuole riportare il Vecchio continente sulla strada di un’integrazione, contrastando tante, troppe zone franche che si sono formate nelle città europee.
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