
La decisione della Corte di Giustizia sugli assegni di maternità e natalità agli stranieri solleverà un vespaio

Una notizia destinata a sollevare un vespaio di polemiche. Tra chi considera gli immigrati una risorsa per il Paese e chi una pletora di sanguisughe mantenute con i denari pubblici. I cittadini stranieri, regolari, titolari di un permesso unico di lavoro in Italia "hanno il diritto di beneficiare di un assegno di natalità e di un assegno di maternità". La decisione è stata presa dalla Corte di Giustizia Europea, chiamata in causa dalla nostra Consulta, che aveva evidenziato come il “divieto di discriminazioni arbitrarie e la tutela della maternità e dell’infanzia, salvaguardati dalla Costituzione italiana negli articoli 3 e 31, dovesse essere interpretato anche alla luce delle indicazioni vincolanti offerte dal diritto dell’Unione Europea”. Il nostro paese "non si è avvalso della facoltà offerta dalla direttiva agli stati membri di limitare la parità di trattamento" ai cittadini di paesi terzi titolari di un permesso di lavoro. Per questo motivo l’istituto di previdenza dovrà pagare a questi ultimi l'assegno di natalità e l'assegno di maternità previsti dalla normativa italiana.
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La Corte di Giustizia Europea ha bocciato le condizioni poste nella legge 190 del 2014, che subordina il riconoscimento dell’assegno in favore di cittadini di paesi terzi alla condizione che essi siano titolari dello status di soggiornanti di lungo periodo. Nello specifico, si tratta della legge di bilancio del 2015 dell’allora governo Renzi, che aveva assegnato gli assegni solo ai lavoratori stranieri presenti nel nostro paese almeno da cinque anni. Nella sentenza, il diritto dei cittadini di paesi terzi titolari di un permesso unico di beneficiare, in base alla direttiva 2011/98, di un assegno di natalità e di un assegno di maternità quali previsti dalla normativa italiana visto che questi benefici "rientrano nei settori della sicurezza sociale" per i quali i cittadini di paesi terzi possono godere "del diritto alla parità di trattamento previsto da detta direttiva". Una decisione che apre nuovamente il fronte delle polemiche su un tema, quello dei lavoratori stranieri che spesso si sovrappone alla gestione delle migrazioni e degli sbarchi. Proprio oggi Matteo Salvini, leader della Lega, è tornato sull’argomento.
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”Riforma del fisco, riforma degli appalti e della burocrazia, riforma delle pensioni, contrasto all'immigrazione clandestina e infiltrazioni terroristiche: per evitare problemi, litigi e ritardi, la Lega propone una cabina di regia, con tutti i segretari e i capi-delegazione della maggioranza e il coordinamento del presidente Draghi, per confrontarsi da subito e trovare soluzioni comuni e condivise nell'interesse degli italiani. Con il ministro Lamorgese gli sbarchi sono saliti di otto volte”. Si annuncia un autunno infuocato in seno alla maggioranza, con almeno tre spinosi nodi da sciogliere in fretta. Primo tra tutti quello dell’uso del green pass. Ma senza dimenticare le siderali distanze tra destra e sinistra su come affrontare i quotidiani sbarchi di migranti. E con all’orizzonte le elezioni del Presidente della Repubblica, mai come in questo momento incerte. Tra chi spinge Draghi al Quirinale e chi vorrebbe posticipare le elezioni politiche di dodici mesi. Tensioni, polemiche e scontri che rischiano di rendere infuocati i prossimi due mesi.
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