
Terremoto Centro Italia, la rabbia del sindaco di Visso: "Siamo rimasti in 800. Mai ascoltati dal governo. Non riuscirò a vedere la mia città ricostruita" | Foto

Viaggio nei territori del cratere (2a puntata)
“Un minimo di burocrazia andava tolta, un minimo di ripartenza ci doveva essere. Hanno fatto una ricostruzione post terremoto con norme comuni e invece doveva essere fatta con procedure speciali. Sì, dovevano semplificare come hanno fatto con il decreto Genova. Qui invece purtroppo siamo con le mani legate. A noi sindaci, questo governo non ci ha mai ascoltato”. Gian Luigi Spiganti Maurizi (Foto di Vito Nobile), primo cittadino di Visso, elmetto da cantiere e mascherina, di grinta ne ha da vendere e non molla: apre con le chiavi il cancello che porta a una delle cento piazze più belle d’Italia e ti apre uno scrigno di tesori, arte e storie semplici di montagna. Un'area diventata zona rossa dal terremoto del 2016. Le chiese e i palazzi sono inagibili con i loro ricordi ingabbiati dietro le impalcature.





“Dopo quattro anni che dobbiamo pensare? Rassegnazione non ce n’è perché qui non si rassegna nessuno. Però a tutto c’è un limite: nelle frazioni è rimasto veramente tutto come nel 2016, con le macerie in mezzo alla strada. Tra la mia gente percepisce un senso di menefreghismo da parte di chi dovrebbe occuparsi di ricostruire i nostri paesi. E invece è tutto fermo. Qui l’estate si arrivava a 15-20 mila abitanti che venivano in villeggiatura, adesso siamo rimasti in 800 o poco più, parecchi sono ancora nelle Cas, qualche giovane se n’è andato perché ha trovato lavoro fuori. Loro li perderemo, molto probabilmente non ritorneranno. Perché è chiaro che i nostri borghi possono rinascere solo creando posti di lavoro. Dobbiamo ringraziare per questo i proprietari di una fabbrica che produce pizze surgelate: sono rimasti chiusi per sei mesi poi sono ripartiti. Ci lavorano 200 persone in tre turni: per Visso è importantissimo” spiega il primo cittadino eletto nel 2019 dopo una lunga esperienza nell’amministrazione del suo paese.
Terremoto Centro Italia, la ricostruzione della vergogna. Passano gli anni, restano macerie, ruderi e sfollati
Dell’enorme patrimonio conservato dal borgo sul fiume Nera, il museo civico diocesano non conserva più nulla. “Dopo il terremoto del 1997 era stato completamente ricostruito grazie ai fondi europei e abbiamo ristrutturato l’ex chiesa di Sant’Agostino. C’erano le tavole seicentesche delle Dodici Sibille, diverse opere di Paolo da Visso recuperate dalle chiese del territorio di Visso. Affreschi e dipinti tra cui una giostra medievale tra le più importanti d’Italia. Conservavamo lì anche la seconda stesura dell’Infinito di Leopardi, quella con la correzione immensità-infinità: ora è in un caveau in sicurezza”.
Sulla facciata del Comune, prigioniera delle impalcature che reggono un tetto che non ha più pareti, si intravedono i due orologi antichi, uno con i numeri romani, l’altro con i simboli arabi. Sopra c’era il campanile… “Rivedere qualcosa in piedi fra 10 anni sarebbe una cosa bellissima. Però se continua così non penso che riusciremo a fare qualcosa, se continuiamo su questo standard non si va da nessuna parte. E poi quando parlano di dieci anni vuole dire che saranno 20 o anche qualcosa di più. In queste situazioni bisogna essere al dentro, e chi meglio di un sindaco o di un cittadino? E’ per questo che quando entro nella piazza mi si stringe il cuore davanti a tutta questa distruzione. Ma mi commuovo pure quando penso come era visso e come mi piacerebbe che ritornasse”, confessa il sindaco non nascondendo una certa emozione e si dà un obiettivo: “Vogliamo ripartire dal Comune e dall’asilo. Per il primo abbiamo il progetto definitivo e i lavori dovrebbero partire a breve, sotto verrà la scuola. Probabilmente neanche le vedrò completate queste opere, ho 70 anni sono vecchio. Ma qualcosa di positivo mi piacerebbe rivederlo”.
(2 - Continua | Clicca qui per la prima puntata del 28 settembre)