
"Augusto Cauchi è morto", rivelazione sulla fine dell'ex primula nera

“Augusto Cauchi è morto”. La risposta ai dubbi sulla sorte dell'ex “primula nera” arriva dall'Argentina. Il portale di informazioni economiche e commerciali dateas.com riporta accanto alla data di nascita del cortonese Cauchi (19 aprile 1951) quella del decesso: 23 luglio 2017. Per approfondire leggi anche: "Sparito Cauchi, era minacciato" La morte sarebbe avvenuta a Buenos Aires, dove Augusto Cauchi, uno dei protagonisti degli anni della “strategia della tensione, ha vissuto prima da latitante e poi da “riabilitato” svolgendo vari lavori. Attività nel commercio, con la conduzione di un negozio, e nel settore immobiliare con varie proprietà: da qui la scheda informativa nel portale economico. La morte di Cauchi risalirebbe quindi a più di due anni fa, quando aveva 66 anni. “E' quello che avevo immaginato”, dice Ferruccio Fabilli, l'ex sindaco Pci di Cortona che nel 2013 scrisse un libro sulla vita di Cauchi e sui protagonisti aretini dell'eversione neofascista degli anni Settanta, un mondo di rivoluzionari che finì invischiato su vicende tragiche della storia d'Italia come l'attentato al treno Italicus. “L'ultimo contatto via mail con lui fu a Pasqua 2017”, aggiunge Fabilli, che pur nella diversità di vedute con Augusto Cauchi, aveva instaurato con lui un rapporto di amicizia. Fuggito dall'Italia per sfuggire alla cattura a metà anni Settanta, condannato in contumacia, Cauchi aveva ottenuto la “riabilitazione giudiziaria” dallo Stato Italiano per il “decorso del tempo”. Significa che se la giustizia non riesce a farti espiare la pena entro un tot di anni, tutto si estingue. Augusto detto Tano (diminutivo di italiano) fu anche arrestato in Argentina su richiesta dell'Italia che ne voleva l'estradizione: fece l'avvocato di se stesso e la spuntò lui. Niente estradizione e ritorno nell'Aretino da uomo libero. All'ufficio anagrafe del Comune di Cortona (doveva aveva preso residenza: andò pure a votare al referendum sull'acqua pubblica, poi non ha risposto al censimento) nessuno ha comunicato il decesso. A Buenos Aires, Cauchi aveva moglie e figlia, ma Fabilli non è riuscito a contattarle per ricevere ulteriori informazioni. Nulla si sa sulle circostanze del decesso. Sembra comunque esclusa la morte violenta: cause naturali quindi. Augusto Cauchi era un forte bevitore (whisky e coca cola), ma nello stesso tempo prestante nel fisico: faceva palestra, nuoto e percorreva ogni giorno molti chilometri in bicicletta. “Negli ultimi tempi si era lasciato andare, aveva smesso di praticare sport, e aveva perso la serenità in seguito a certe minacce che mi confidò di aver ricevuto”, conferma lo scrittore cortonese quanto aveva già dichiarato il mese scorso al Corriere. In particolare, certi ambienti “neri” non avevano gradito quanto a distanza di anni era emerso dal libro e cioè un possibile “scambio” tra Cauchi e i servizi segreti: la sua fuga dall'Italia senza ostacoli in cambio di informazioni per scovare il nascondiglio di Mario Tuti, leader dell'eversione. Nel libro “Il nero. Dell'oblio della violenza e della ragion di Stato”, con distacco oggettivo e con passione, Fabilli ha documentato quel periodo turbolento di ideali e impegno, distorti dalla contrapposizione. Disegni terroristici di livello superiore trovarono nei giovanotti aretini dell'estrema destra humus fertile e una manovalanza facile da gettare allo sbaraglio. Tra detto e non detto, tra rivelazioni da verificare e teorie alternative come la pista palestinese per la stazione di Bologna e i treni saltati, Cauchi ha sempre rigettato responsabilità che non fossero la partecipazione ad un ideale. Accusato di cinquanta attentati e sempre assolto, condannato a 16 anni per associazione sovversiva ed armi (senza però trovargliele), ritenuto un riferimento di Licio Gelli che avrebbe finanziato i “neri”, circondato da ombre scure difficili da diradare, in Italia e a Cortona pochi piangeranno Augusto Cauchi, figlio “maledetto” di questa terra. Tra loro forse ci saranno, anziane, le ragazzine adoranti dei suoi anni giovanili. Luca Serafini