
Oscar, da eroe ad assassino

Una storia perfetta quella di Oscar Pistorius. Una storia da raccontare al mondo della cronaca che diventa spettacolo, in cui qualunque cosa si provi a dire si piazza su un crinale ambiguo e incerto, come appunto è quello fra la realtà delle cose e la rappresentazione a tempo pieno in cui ci ritroviamo. Il giudice di Pretoria ha condannato Pistorius a cinque anni per omicidio colposo, a metà strada fra i dieci anni chiesti dal pm e i servizi sociali proposti dalla difesa. Una sentenza equa e giusta, ha commentato lo stesso giudice e non sembra che qualcuno la impugnerà. Va bene così, senza altri traumi. Clemenza e comprensione. Difficile comunque che quegli anni li sconti tutti, per buona condotta potrebbe già uscire fra dieci mesi e finire il resto della pena ai domiciliari. Non è escluso che possano esserci altri capitoli in questa parabola, anche se la sua carriera sportiva non ha prospettive, di sicuro quella di Oscar Pistorius è l'ennesima narrazione del successo che si rovescia nel suo opposto. Ne è stato un protagonista ideale. La sua menomazione lo ha trasformato in un eroe della resurrezione e della rinascita attraverso lo sport. Cosa di più commovente della forza di volontà e della sfida con cui un uomo fa della sua amputazione uno strumento di riscatto e di speranza? Pistorius combatte contro gli increduli, gli scettici, i burocrati dello sport e arriva a correre la semifinale della staffetta 4x400 alle Olimpiadi di Londra con la nazionale del Sudafrica. Diventa un simbolo mondiale, perfetto per il circuito dello showbiz globale alimentato dalla televisione. Dentro ci sta tutto, handicap, determinazione, coraggio, dignità, una mèta da conquistare e il cuore lanciato oltre l'ostacolo.. Se si aggiunge che Oscar è fidanzato con una modella mozzafiato, Reeva Steenkamp, si capisce quanto il menu per tabloid e telecamere sia affascinante. Poi, in una notte, la sua vita gira da un'altra parte. Oscar uccide Reeva e il mondo che fino ad allora ha ammirato, si ritrova sgomento, sconcertato, tradito. E come? Un campione del sacrificio, un'icona dello sport, baciato dalla bellezza e dalla fama, scarica la pistola sulla porta di un bagno dietro alla quale c'è la donna che dovrebbe essere la sua anima gemella? E pure in una notte magica degli innamorati di tutto il mondo come quella di San Valentino! I media non si scompongono. E' un'occasione straordinaria per aggiungere un capitolo alla storia, tanto più perché vira sul versante noir e, in un attimo, sposta la parte solare dell'eroe in quella oscura dell'assassino. Non è facile mettere d'accordo le due facce, darsi ragione di come un uomo che ha emozionato tutti con l'ostinata rivendicazione della sua umanità possa, all'improvviso, trasformarsi in un mostro terribile che scarica tutto il caricatore o quasi sulla bellissima fidanzata. Non è facile ma è così. Adesso, bisogna raccontare un altro must delle storie, il processo, la favola che finisce in un'aula di tribunale. E per Pistorius è l'ora dei veli che cadono e del back che arriva in primo piano: un carattere che può diventare violento con le donne, le liti riferite dai vicini con Reeva e, soprattutto, quella notte di cui lui è l'unico testimone, insieme a una porta sfondata dai proiettili e a un cadavere. Ricordiamo le immagini che si trattengono a lungo sul suo volto durante le sedute del processo e ne registrano i fremiti, le vibrazioni, le lacrime. Una pornografia a uso e consumo del pubblico che vuole sapere e scruta quella faccia per capire da un battito di ciglia o da una smorfia della bocca se dietro l'atleta dorato si nasconda un feroce omicida. Oscar è prigioniero del suo paradosso, ha vinto e ha ucciso e non è un altro, è la stessa persona, che ha corso i quattrocento e ha premuto il grilletto. Una e bina come il Pinocchio di Manganelli, lasciando in pace Jeckyll e Mr. Hide. Un'equazione terribile per lui e impareggiabile per la macchina vorace della comunicazione. La domanda è semplice e ineludibile: chi è Oscar Pistorius e perché ha ammazzato Reeva? Un concentrato sublime di tutte le Yara Gambirasio, le Sarah Scazzi, le Roberta Ragusa, le Melania Rea.., ad uso della platea globale e non di uno stucchevole talk show provinciale e paesano. Bene, chi è Oscar non potrà spiegarcelo nessuno e, alla fine, è lo scarto residuale e impossibile di questa vicenda. Nella piena delle parole, dei commenti, dei sospetti, dei pro e contro sulla sentenza.. resta un velo che non potrà essere attraversato. La verità che un assassino porta con sé. E noi con lui.