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Immigrazione e accoglienza, buttiamo in mare i politici

Si azzuffano come galli e galline invece di affrontare e risolvere i problemi

Sergio Casagrande
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Non credo che l’obiettivo del governo sia di gettare in mare i disperati che partono dall’Africa e i loro traghettatori, buoni o cattivi che essi siano. E, con la volontà di distribuire i migranti in altri porti italiani, oltre quelli di Lampedusa, della Sicilia e della Calabria, neppure che intenda creare difficoltà agli amministratori dell’opposizione che governano certe città. Oppure, che desideri incrementare i problemi di chi si imbarca sulle carrette del mare e di quelle Ong che si prodigano nei primi soccorsi. Ma qualcuno da gettare in acqua, comunque c’è. Sono quei politici che, come galli e galline, sono tornati, in queste ore, ad azzuffarsi nel pollaio delle piazze e dei talk show.

Trasformare nuovamente in un osso da spolpare e da tirarsi addosso, un tema come quello dell’immigrazione, anzi, dell’accoglienza, non è degno di un Paese civile e non è rispettoso dei principi contenuti nella nostra Costituzione. E certe parole, considerazioni, accuse e, perfino, certi sospetti, troppo spesso, finiscono per travalicare perfino il concetto di umanità. Sia se arrivano dal centrodestra; sia se giungono dal centrosinistra; sia se navigano nel mezzo. L’unica cosa giusta, al momento, si è sentita solo dalle parole del sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli: “Non mi interessa il teatrino della politica, io devo assicurare le condizioni migliori per chi arriva. E vorrei solo una risposta a una domanda: dove andranno dopo?” Infatti, dove andranno dopo? Nei centri di accoglienza. Ma da questi, di quelli finora arrivati ad Ancona, già undici sono fuggiti e hanno fatto perdere le loro tracce. Lo riportava ieri mattina, in prima pagina, il Corriere Adriatico.

Quindi, in realtà e nei fatti, cosa è cambiato? Per ora solo il porto di arrivo. Perché gli sbarchi continuano e continueranno. E le fughe incontrollate pure. Come si ripresenteranno anche alcuni reati e problemi a esse collegate, perché - lo ricordano anche le cronache dell’Umbria, di Arezzo e di Siena - sappiamo che è vero che, freddo, fame e necessità, possono comunque sempre trasformare in lupo anche l’agnello più mansueto. Se, insomma, invece di preferire lo scontro nel pollaio, i nostri politici avessero deciso di sedersi attorno a un tavolo per trovare, insieme, una soluzione comune, forse, il problema migranti e accoglienza non sarebbe stato già risolto, ma qualcosa, sicuramente sarebbe cambiato, finalmente, per il meglio. I più grandi problemi l’Italia li ha sempre risolti solo quando c’è stato un impegno comune, di tutti gli italiani. Lo scontro interno non ci ha mai premiato. L’immigrazione è un problema che crea problemi? Allora, va affrontato abbandonando atteggiamenti e maniere pretestuose. Sennò sarà sempre lì. E, con un mondo che oggi viaggia a velocità che possono diventare incontrollabili, diventerà sempre più pressante.

Sergio Casagrande

[email protected]

Twitter: @essecia