
Corruzione, nei guai due avvocati con studio a Perugia e un giudice per esecuzioni immobiliari

Due avvocati civilisti, un uomo quarantenne e una donna trentasettenne, con studio legale a Perugia, sono finiti nei guai. Sono infatti accusati di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio e di traffico di influenze illecite, nell'ambito di un'articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Firenze, avviata agli inizi del 2019. Nei loro confronti, i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Firenze, hanno eseguito un'ordinanza applicativa degli arresti domiciliari, emessa dal Tribunale del capoluogo toscano. Coinvolto anche un magistrato del Tribunale di Civile di Spoleto, legato sentimentalmente alla donna, accusato di corruzione per aver messo a disposizione i suoi poteri e la sua funzione, compiendo anche atti contrari ai doveri del proprio ufficio, affinché venissero, fra l'altro, conferiti incarichi di delegato alle vendite nell'ambito di procedure di esecuzioni immobiliari al legale socio di studio della propria compagna, che avrebbe successivamente spartito i guadagni con la collega. Nei confronti del giudice è stata richiesta l'applicazione della misura interdittiva della sospensione da un pubblico ufficio. Il Gip si è riservato, in esito all'interrogatorio fissato. Le indagini hanno, poi, consentito di ipotizzare come i due avvocati abbiano commesso il reato di traffico di influenze illecite - vantando relazioni privilegiate, in realtà inesistenti, con un soggetto terzo delegato alla vendita di un'abitazione sottoposta a pignoramento dal Tribunale di Perugia - si siano fatti consegnare indebitamente da una coppia di persone, alle quali l'immobile medesimo era stato pignorato, la somma di 11.500 euro quale prezzo della propria mediazione per poter pilotare la relativa asta. La Procura di Perugia, in coordinamento con quella di Firenze, ha richiesto altra misura cautelare, emessa dal Gip di Perugia, eseguita simultaneamente, nei confronti dell'avvocato quarantenne per "sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione".