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Vitalizi, scatta il taglio per gli ex consiglieri ma loro ci guadagnano

Alessandro Antonini
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Scatta il taglio dei vitalizi per tutti gli ex consiglieri regionali. Ma loro ci guadagnano. A fronte di una scure annunciata di 170.000 euro l'anno (dato certificato giusto ieri dall'Associazione ex consiglieri regionali dell'Umbria), viene azzerato il prelievo di solidarietà triennale attivato nel 2018, stimato in 200.000 euro ogni dodici mesi. Trentamila euro in più in tasca agli ex inquilini di Palazzo Cesaroni. Un paradosso figlio di una legge che va e di un'altra che arriva: dal 1 gennaio si sentiranno gli effetti della conversione al sistema contributivo imposto dal “decreto Fico”, recepito dalla legge regionale approvata il 28 maggio, con decorrenza 1 novembre. Si azzera il prelievo una tantum deciso nel 2018, dopo che dal congelamento Irpef avvenuto tra il 2010 e il 2012, i vitalizi erano stati erogati a prezzo pieno, nonostante la conferenza dei consigli regionali aveva chiesto di ridurli in via temporanea. I beneficiari dei vitalizi sono passati da 101 a 104 in un anno, ossia dal 2018 al 2019. Si tratta di tutti gli ex consiglieri che hanno raggiunto i 65 anni di età e che prima del 2014, anno in cui l'indennità differita è stata abolita, hanno acquisito il diritto alla pensione a vita - e trasmissione diretta dell'obolo a consorti ed eredi in caso di morte - con almeno una legislatura regionale (cinque anni) sulle spalle. Le new entry pesano più dei “vecchi”, visto che il vitalizio fino al 2002 era parametrato al 65% di quello dei parlamentari e dopo è passato al 75%. Pino Sbrenna, presidente dell'Associzione degli ex consiglieri, nell'annunciare il nuovo taglio da 170.000 euro, rileva come l'Umbria rappresenti una delle regioni in cui la spesa sia meno esosa. Pur congelando per ora i possibili ricorsi, lamenta tuttavia “gravi profili di incostituzionalità” dell'intesa governo-regioni siglata nella scorsa primavera e fissata con successiva legge regionale. “A fronte di un impegno di spesa pari a 3.520.000 euro in Umbria per l'anno in corso (meno dello 0,1% nel bilancio regionale), dal prossimo anno il costo si ridurrà di circa 170.000 euro che graveranno prevalentemente sugli ex consiglieri che hanno esercitato solo un mandato nelle prime due legislature (1970/80) stanti i ridotti versamenti iniziali allora effettuati”, spiega Sbrenna. I versamenti al fondo di previdenza sono gradualmente cresciuti, in Umbria, fino a toccare il 27,5% dell'indennità di funzione. “Dati alla mano il cuore verde risulta stabilmente fra le 3/4 regioni più contenute nella spesa di settore”, continua l'ex consigliere Ds, specificando che si tratta di “circa 30.000 l'anno di spesa media procapite a fronte di oltre 75.000 che si registrano in diverse altre regioni”. Ma il problema per i “vitalizati “umbri, è un altro. La normativa applicata, secondo una valutazione “unanime” della Acru (Associazione ex consiglieri regione Umbria), “è caratterizzata dalla presenza di inusitati vizi di incostituzionalità che la rendono oggettivamente fragile di fronte ad impugnative serie, seriamente giudicate nelle sedi competenti, pur in un quadro di scelte e comportamenti di organi decisionali tale da suscitare forti e motivate perplessità”, scrive il presidente. Ciò nonostante, al momento, Sbrenna fa sapere che “nessun ex consigliere umbro adirà la magistratura competente (così come a suo tempo deciso nei confronti della legge regionale sulla solidarietà, ora abrogata) ritenendo per un verso di voler concorrere responsabilmente alla riduzione dei costi della politica e, per altro, valutando non negativo il punto di mediazione conseguito fra pur diverse visioni ed esigenze di partenza. Tuttavia l'Acru, così come le omologhe associazioni di tutte le altre regioni seguirà con attenzione l'evolversi della giurisprudenza nei diversi gradi e sedi di giustizia già aditi o attivabili anche in seguito”.