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Arbitro Proietti replica all'Aia: "In ospedale nessuno mi è venuto a trovare"

Luca Mercadini
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"Tutto assurdo - ha replicato Elena Proietti all'Aia, associazione italiana arbitri -, mi è stata ritirata la tessera solo perché ho detto di essere stata abbandonata, peraltro con notevole sproporzione tra la mia azione e la reazione disciplinare. In pratica è stata applicata la massima pena, quella che viene irrogata a chi commette illeciti sportivi quando è bene ricordarlo, l'Aia ha l'obbligo di garantire l'integrità degli associati. E il mio aggressore, ci tengo a dirlo, non è stato radiato”.  Ma il processo penale si è chiuso con l'archiviazione: “Perché il fatto è stato giudicato involontario”.  Mentre il giudizio civile risarcitorio non lo ha mai portato avanti. “Sono ancora nei termini, stiamo valutando con il mio avvocato”. Proietti torna poi sulle ormai famigerate dichiarazioni del 2018 che le sono costate la tessera arbitrale: “Ho soltanto detto di essere stata abbandonata e mi riferivo alla dirigenza dell'Aia, non certo alla categoria dei 35 mila arbitri che ogni settimana si reca su un campo di gioco. A loro va tutto il mio plauso”. Quanto alla solidarietà manifestata dall'associazione, precisa: “E' prevista, non mi hanno regalato nulla. E' come dire a un lavoratore, a fine mese ti pago lo stipendio”, mentre sui successivi incarichi nell'organismo arbitrale, spiega: “Ho sostenuto corsi ed esami, senza ”. Le ultime parole riguardano le visite e la solidarietà dell'Aia: “In 20 giorni di ricovero all'ospedale di Terni non mi è venuto a trovare nessuno, il presidente di sezione è venuto solo al pronto soccorso, prima del ricovero, sollecitandomi il referto di gara”. Luca Mercadini