
Medico si dà malato, ma va in Brasile

Truffa ai danni dello Stato e false attestazioni di uno stato di malattia. Sono i reati contestati dalla Procura della Repubblica di Perugia a un medico della Usl Umbria 1. Il sostituto procuratore Mario Formisano ha chiuso le indagini sul caso emerso lo scorso maggio in seguito a una denuncia del commissariato di polizia di Città di Castello. Ora il medico, un 55enne dipendente dell'ospedale tifernate, potrà visionare gli atti a suo carico e impostare una linea difensiva per contrastare le ipotesi accusatorie e scongiurare un processo. Ad assisterlo sarà l'avvocato Chiara Camilletti. Secondo il pm, il medico avrebbe indotto in errore il datore di lavoro, rappresentato dall'Azienda Unità Sanitaria Locale Umbria 1, e indirettamente anche l'Inps, sull'esistenza dei presupposti per godere di un periodo di astensione dal lavoro per malattia. Per l'accusa, infatti, si sarebbe dichiarato “falsamente malato” utilizzando anche certificati medici per documentarlo. Di qui l'ipotesi di “artifici e raggiri” usati nei confronti dell'azienda sanitaria. Ricostruito anche il presunto “ingiusto profitto”, ricondotto all'indennità di malattia. In particolare, nel periodo finito sotto la lente degli inquirenti, quello dal 25 ottobre 2018 all'8 febbraio 2019, la Asl avrebbe corrisposto al medico circa 31.300 euro. A suffragare il fatto che la malattia sarebbe stata “inesistente”, per la Procura è un viaggio in Brasile avvenuto tra dicembre 2018 e gennaio 2019. Una situazione, ad avviso del pm Formisano, “incompatibile con la patologia dichiarata nella certificazione medica”. Viene contestato anche l'articolo 55quinquies (primo comma) del testo unico del pubblico impiego, in riferimento alla “certificazione medica falsamente attestante uno stato di malattia”. L'indagine era scattata a seguito di una segnalazione fatta al commissariato di Città di Castello direttamente dall'azienda sanitaria. Gli agenti erano andati a caccia di riscontri in merito all'effettiva uscita dal territorio nazionale da parte del professionista. E una perquisizione si era conclusa con il sequestro di un passaporto recante, da quanto emerso lo scorso maggio, i timbri di uscita e di ingresso italiani e quelli del Paese straniero dove l'uomo si sarebbe recato. Alessandra Borghi