
La violenza che continua a sfidarci

E' certamente necessario tenere alto, ai massimi livelli, anche in Italia il livello di guardia, di prevenzione nei confronti della minaccia rappresentata dal terrorismo jihadista, soprattutto dopo la strage di Manchester. Un'esigenza che tuttavia non deve farci perdere di vista la violenza mafiosa e criminale, agguerrita e tracotante, che - con modalità intollerabili - continua a sfidare lo Stato nel nostro Paese. Se ne parla poco, si è come distratti dall'altro grande pericolo ed è un gran male. Alla vigilia dell'anniversario di Capaci, Cosa nostra è tornata a uccidere a Palermo, liquidando con due colpi di pistola alla testa un boss che girava tranquillo in bicicletta. Altrettanto grave, se non di più per il contesto e per la nuova scia di violenza che rischia di generare, il duplice delitto di mercoledì a San Severo, nel foggiano: in pieno giorno, in centro, accanto a un mercato rionale affollato di consumatori, con raffiche di mitraglietta sono stati uccisi nella loro profumeria in due, marito e moglie, entrambi con precedenti per traffico di droga ( lui anche per associazione mafiosa), genitori di un giovane in carcere dall'anno scorso con l'accusa dell'omicidio di un coetaneo. Vendetta o regolamento di conti, ce n'è abbastanza per temere ulteriori spargimenti di sangue, ancora tensione e nuova paura tra i cittadini, in una realtà - e qui ci concentriamo sul foggiano - che da anni subisce fatti criminali gravissimi che incredibilmente quasi mai fanno davvero notizia né - soprattutto- ottengono adeguata risposta da parte dello stato. Sempre a San Severo, soltanto la settimana scorsa erano state fatte saltare in aria, in due attentati separati, a distanza di giorni, le auto di altrettanti imprenditori parcheggiate sotto le loro abitazioni. La 'società foggiana', gli investigatori conoscono bene questa criminalità organizzata, poco descritta dai media ma straordinariamente pericolosa: dopo anni di rapine, furti, incendi, intimidazioni, lo scorso 22 febbraio sempre a San Severo c'erano state tre rapine in soli dieci minuti. Esasperato, in questo clima invivibile, con i cittadini terrorizzati e sfiduciati, a febbraio il sindaco Francesco Miglio si è messo a fare lo sciopero della fame: una clamorosa protesta contro le istituzioni statali incapaci di dare la giusta risposta alla criminalità, anzitutto incrementando uomini e mezzi delle forze di polizia. Convocato a Roma dal neoministro dell'interno Minniti, avute le rassicurazioni invocate, dopo quattro giorni Miglio ha sospeso lo sciopero. Per tutta risposta, i criminali sono tornati a sfidare le istituzioni, tirando colpi di pistola contro il parabrezza di uno dei blindati della polizia appena arrivati da Roma. Tuttavia, nei giorni successivi , le azioni di repressione intensificate e un maggior controllo del territorio avevano rapidamente ridimensionato le attività criminose a San Severo. Peccato però che l'atteso reparto anticrimine non è mai arrivato mentre, dopo pochi mesi, i ranghi degli agenti sul territorio si sono nuovamente ridotti. Risultato: il nuovo, sfrontato rialzare la testa dei malavitosi. Mentre ha chiesto un nuovo incontro urgente con il ministro Minniti, per ottenere almeno l'atteso reparto anticrimine, il sindaco Miglio non ha nascosto il suo stato d'animo: si è detto incredulo, scosso, aggiungendo che per l'efferatezza e la sfrontatezza del doppio regolamento di conti dell'altro giorno, oltre che preoccupato si sente sconvolto. E noi con lui.