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Se il Sud si impegna ce la può fare

Michele Cucuzza
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“Altro che lamentele: qui al sud dobbiamo darci da fare per riparare i manti delle nostre strade piene di buche, triplicare la segnaletica carente quasi dappertutto e fare molte più piste ciclabili, quante ce ne sono all'estero. I turisti stranieri, abituati ai loro standard, non perdonano arretratezze e lacune come queste. Sembra niente e invece è così che cominceremo a cambiare le cose”. Il suggerimento, tutt'altro che formale, arriva da un giovane imprenditore agricolo della provincia di Brindisi, Alberto Argentieri, 30 anni, sposato, titolare dell'uliveto di famiglia avviato a suo tempo dal nonno nelle campagne di San Pietro Vernotico, 9 ettari di ulivi e un piccolo vigneto cui recentemente ha aggiunto un bed and breakfast con 12 posti letto, ricavato da un ex convento: “Conto di installarvi entro l'estate 2018 la piscina e di adattare una nuova ala dell'edificio per 9 ospiti. Intanto a ottobre raccoglierò l'olio extravergine che quest'anno si preannuncia particolarmente gustoso. Neanche l'ombra della xylella dalle mie parti, grazie al cielo”. Diplomato all'Alberghiero, Argenteri non ha mai smesso la sua formazione: frequenta continuativamente corsi attinenti alla sua attività di imprenditore agroalimentare, compreso quello che lo ha laureato assaggiatore di olio (“l'equivalente del sommelier per il vino, devi saper riconoscere l'olio imperfetto generato da olive non troppo sane o conservato male”). Altrettanta attenzione Alberto continua a dedicarla allo studio delle esperienze turistiche nelle altre regioni (“in Umbria ho visto cosa significa rispetto del territorio, agricoltura a livelli elevatissimi e accoglienza dei visitatori da manuale”). Girando per l'Italia il nostro ha maturato le convinzioni che più lo spingono a darsi da fare per il suo sud (“solo le visite guidate nel parco delle Cinque Terre in Liguria garantiscono un fatturato annuo di 13 milioni di euro. Con tutto il rispetto, la Puglia è molto più bella e meriterebbe di generare molta più ricchezza, se avesse un'industria turistica all'altezza”). Perché questo è il punto. Argenteri ne è convinto: “Il Meridione può ritrovare benessere e progresso solo se si concentra sulle sue vocazioni naturali, turismo e agricoltura. Inutile parlare d'altro. E invece tutto sembra congiurare perché questo scatto non avvenga. Mancano prima di tutto le università, in Puglia c'è solo l'ateneo di Bari: i giovani non possono studiare che legge, medicina, psicologia, conoscenze rispettabilissime, ci mancherebbe. Ma poi, il lavoro dov'è? Ed ecco l'esigenza di cercarselo fuori, al nord, in tanti ormai anche all'estero. Se si organizzassero corsi e progetti incentrati su turismo e agricoltura, se si facessero più gemellaggi in Italia e all'estero le cose comincerebbero a cambiare. Gli esempi visti sul campo avrebbero grande efficacia tra i ragazzi in formazione. A patto, naturalmente, che la burocrazia molli la presa sulle start up, su cui si fa tanta retorica: in Germania, per aprire un chiosco con i brezen, i tipici panini farciti, basta un giorno, da noi non ne parliamo. Per non dire delle tasse sempre alte e delle poche agevolazioni previste per chi vuole investire, modestissime rispetto agli altri paesi dove le imposte - a differenza che da noi - assicurano servizi efficaci, comprese strade senza buche e reti vastissime di piste ciclabili. La tentazione di mollare tutto e andar via ce l'ho avuta anch'io: ma so che non lo farò, il sud se si dà da fare ce la può fare”.