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Musica colta: patrimonio sottovalutato

Michele Cucuzza
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Chi sono i grandi della musica colta contemporanea? Philip Glass, Georg Friederich Haas, direste. Come al solito, anche in questa ristretta cerchia c'è almeno un italiano, all'estero già considerato una figura di primissimo piano: Tiziano Bedetti, quarantenne di Rovigo, pianista, compositore, concertista premiato in Italia e all'estero. Il 17 giugno sarà di scena, con Olga Aru, coreografa ucraina, prima ballerina del Moscow Ballet, allo storico Palace theatre di Lockport, nello stato di New York, con un balletto eseguito dalla “Dyan Muleveys dance academy”. Seguiranno diverse altre tappe americane, i festival e i video per le tv: l'approdo in Italia, l'anno prossimo. Uno spettacolo neobarocco, con forme della danza classica, le note diffuse da fisarmoniche e pianoforte a quattro mani, con al centro il tema di Venezia come città ideale: “lo stile” spiega il maestro “è quello della ‘ciaccona', una forma di danza in auge nel a cavallo fra '500 e '600, con musica molto ritmica e variazioni sopra un basso tematico”. Per un compositore veneto, il rapporto con la città della laguna è inscindibile: “abito ad Adria, a 60 km da Venezia, dove insegno al conservatorio. A palazzo Zenobio, quasi 20 anni fa, ho presentato il mio primo disco, Phoenix classics. Venezia è magica, con i suoi canali e i palazzi storici che vi si riflettono: ritratta dai più grandi pittori per secoli, è il luogo fatidico degli incontri, delle mille culture, della sperimentazione, degli scambi. Il mio maestro, Bruno Coltro, ha accompagnato qui Igor Stravinsky a rappresentare la sua prima del Canticum sacrum”'. Perché questo debutto negli Stati Uniti? “Come testimonianza di livello del made in Italy. E poi perché si tratta di un progetto globale, aperto alla cultura internazionale, a tutte le suggestioni, che corrisponde in pieno alla mia vocazione all'incontro con gli altri”. In Italia che spazio c'è per la musica colta? “Nel mio caso tutto è cominciato con il pianoforte che mi sono trovato in casa da bambino. Dopo il conservatorio ad Adria, altri diplomi all'accademia di Siena e a Santa Cecilia. Ai grandi classici, da Beethoven a Mozart, affiancavo la passione per generi diversi, jazz, rock, etnica, interessi senza frontiere né paletti. La mia musica è stata divulgata nelle sale da concerto, i luoghi tipici per gli appassionati di musica classica frequentati anche da interpreti che presentano composizioni nuove: poco seguiti dai media, raccolgono tantissimi giovani appassionati che amano i ponti tra la musica classica del passato e il mondo, i gusti di oggi. Un genere che meriterebbe riconoscimenti maggiori e non i tagli adottati dal Fondo dello spettacolo, nel sostegno a festival, associazioni, istituti di cultura all'estero. Budget ridotti, intoppi burocratici che sommati alla crisi economica generale determinano un'attenzione distratta da parte di comuni e istituzioni, malgrado la volontà di sempre diverse associazioni di programmare la nuova musica classica: si privilegiano pochi nomi, chi ha già successo, e si trascura chi fa nuova sperimentazione: un nome per tutti, Giovanni Sollima, violoncellista palermitano”. In un'epoca molto televisiva, con i ritmi frenetici del consumismo on line, si riesce ad avere soddisfazione? “Il balletto coinvolge sempre molto. D'altra parte, come diceva Carl Orff, il compositore dei Carmina burana, la musica si rinnova attraverso la danza. Dalla polonaise fino alla disco, direi”.