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Il desiderio di soccorrere

Michele Cucuzza
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E' un italiano, Oronzo Passabì, coordinatore dell'unità cinofila dei vigili del fuoco di Lecce, 48 anni, 20 di servizio, il pompiere alla testa della migliore squadra del mondo. A Ulm, in Germania, ha ottenuto da una commissione internazionale di colleghi il premio world of firefighters per l'opera prestata nei soccorsi ad Amatrice, il comune simbolo del terremoto che dallo scorso agosto tormenta il centro Italia, con un succedersi di scosse che, oltre a distruggere comuni dalle origini secolari, ha causato, morti e migliaia di sfollati. Sono state 218, le persone estratte vive dalle macerie da Passabì e dai suoi colleghi vigili del fuoco che, per questo, sono stati premiati con il riconoscimento istituito in Germania alla memoria di Conrad Dietrich Magirus, il pompiere inventore 150 anni fa delle scale autoportanti. “E' un impegno - racconta schivo Passabì - che corrisponde in pieno alla mia indole: dare una mano agli altri è essenziale per me”. Il pensiero corre ai ricordi di bambino, quando Passabì sentiva l'ululato delle sirene dei vigili del fuoco della caserma dietro casa e sognava. Con l'età giusta, l'ingresso in caserma è arrivato davvero, favorito dall'esperienza di Oronzo come sommozzatore dilettante. Da allora migliaia di missioni, vite strappate alle catastrofi, incidenti stradali, pozzi, cadute accidentali, tentati suicidi, salvataggi realizzati con la tecnica e l'esperienza maturata negli anni: “la mia squadra, dotata di cani, è specializzata nel soccorso e nell'estrazione di persone rimaste sepolte nei crolli di edifici”. Tantissimi i successi e le soddisfazioni, ma a Passabì viene più facile ricordare le volte in cui il suo intervento, malgrado il massimo impegno, non ha potuto dare i risultati sperati: “penso ai 27 bambini, alla maestra e al bidello morti nel crollo per il terremoto della scuola elementare di San Giuliano di Puglia, nel Molise. Era il 31 ottobre 2002: abbiamo scavato senza risparmio, ma la tragedia era stata fulminea. Un ricordo che custodisco indelebile, durante il terremoto dell'Aquila nel 2009: oltre a tante persone estratte vive dalle macerie, c'è stata anche l'inutile ricerca di una ragazza rimasta sepolta nel crollo della sua abitazione. Incredibilmente, durante i funerali delle oltre 300 vittime del sisma, con i miei fiori in mano mi sono istintivamente accostato a una bara tra le tante: era la sua, dopo ho riconosciuto il nome, Alice D'Ambrosio. Come se quella giovane mi avesse chiamato per suggerirmi di non cercarla più. Ancora adesso ho i brividi”. E i soccorsi più recenti, ad Amatrice e Norcia? “Tanto aiuto, tanti salvataggi ma anche distruzione e vittime: ogni volta che entri nelle case semidistrutte dove c'è stato il terremoto, la caffettiera ancora sul fornello, la colazione pronta in tavola, ti rendi conto di come la vita sia stata strappata senza il minimo preavviso. Come non riflettere sul senso del nostro esserci e poi sparire di colpo?”. Passabì ha comunque la forza di trasformare dubbi e ricordi in propositi: “penso sempre a fare meglio la prossima volta. Questo è il credo del soccorritore”. La sua umanità, oltre alla professionalità, ne hanno fatto il campione che è : “quando c'è da salvare qualcuno in pericolo, nulla può essere lasciato al caso. La vita umana meriterebbe la perfezione da noi soccorritori”. [email protected]