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L'autismo si può sconfiggere

Sergio Casagrande
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“Se Maria riuscirà a fare la doppiatrice, sarà la persona più felice del mondo. E io con lei”. Daniela Vanillo, impiegata bergamasca, è riuscita a ridare voce alla figlia autistica che oggi - a 21 anni - fa scuola di teatro e sogna di diventare voce italiana delle star internazionali del cinema. Questa madre coraggio  ha raccontato la sua storia nel libro “La pescatrice di voci”, on line su Amazon. “Lunghi anni faticosissimi, dolorosi - racconta - ma che mi hanno dato la gioia di veder crescere mia figlia. Da piccolissima Maria non si svegliava per mangiare, se la chiamavi non si girava, teneva spesso gli occhi chiusi. ‘Ogni bambino ha i suoi tempi' mi tranquillizzava la pediatra. Ma io mi accorgevo che rispondeva sempre meno, alle feste di compleanno piangeva, si nascondeva. A 3 anni è stata lei stessa a dirmi: ‘non ce la faccio ad alzarmi dal letto'. Una delle sue ultime frasi, la voce sempre più flebile: poi ha smesso del tutto di parlare. E non c'è stata più. ‘Non ha mai pensato all'autismo?' mi ha chiesto allora la neuropsichiatr”. E' stato come se il sole avesse perso metà della sua luce”. Eppure Daniela è riuscita a non farsi travolgere: “ero rabbiosa, prima di addormentarmi mi chiedevo se mia figlia avrebbe avuto un futuro. Maria era la mia sola vita: non l'ho mai mollata. Finché un giorno non le hanno regalato un procione di peluche: Maria era interessata, lo teneva tra le mani; fingendo di far parlare il pupazzo, con la mia voce in falsetto, le facevo mille domande, la spingevo a rispondermi. Non so come ci sono riuscita. Dopo qualche tempo la maestra mi ha mandato un biglietto: ‘oggi Maria ha chiesto in classe un bicchiere d'acqua'. E' stato meraviglioso, qualcosa di inspiegabile. Quando, anni dopo, ho domandato a mia figlia dove fosse finita la sua voce mi ha risposto: ‘io e lei eravamo cadute nello stomaco, ti sentivo, volevo risalire, ma scivolavo sempre giù. Un giorno mi hai abbracciato talmente forte che mi sono resa conto che dovevo aver detto qualcosa: eri felice di aver ascoltato di nuovo le mie parole. E' stato enormemente stimolante'”. Daniela parla anche di come affrontare l'autismo: “E' un disturbo ancora poco conosciuto, si ha paura di far diagnosticare i bambini. A scuola non si trova facilmente personale preparato, disponibile. Ancora più faticosa, la solitudine dai 18 anni in su: la famiglia deve ricominciare daccapo. Non bisogna aspettare, anche se tutti vorremmo figli ‘normali'. Un autismo diagnosticato a 10-12 anni è una responsabilità grave: la sanità pubblica non prende in carico bambini così grandi, bisogna per forza rivolgersi ai privati. I bambini autistici vanno inclusi, i loro coetanei non devono avere paura. La paura fa sentire ancora più soli, porta a regressioni pazzesche: a subirle è ancora una volta la famiglia'”. Maria adesso come va? “Alterna la maturità di una 15enne a riflessioni molto profonde. E' rimasta chiusa, lo sa, non esce con le amiche, scrive piuttosto: giustamente non le va di adeguarsi ai modelli di comportamento di chi non è ‘diverso' . Ma è allegra, ha senso dell'umorismo, anche se non esce senza di me e le scale le fanno paura. Adesso frequenta il corso per attori al teatro Prova di Bergamo, vuole fare la doppiatrice: è stata una sua idea, è brava in inglese e imita benissimo le voci degli altri. Quando fa le sue rappresentazioni, con la voce abbastanza chiara, per me è una di noi. Un sogno: c'è voluta una vita intera”.