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Carceri, il mondo dei dimenticati

Michele Cucuzza
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Il mondo delle carceri è il mondo dei dimenticati: nessuno ne vuole parlare, ci si dimentica persino della loro esistenza, come se non facessero parte della società. Invece non solo ne fanno parte ma sono un prodotto della società: recuperare questo mondo è un dovere civico. Michele De Lucia, giornalista, scrittore, ex tesoriere di Radicali italiani presenta così la seconda edizione di “Parole liberate”, premio per i detenuti poeti. Un concorso “costola” del Premio Lunezia di Stefano De Martino che, con la collaborazione del Dap, il Dipartimento amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia, ha coinvolto in decine di carceri oltre 100 detenuti (l'anno scorso erano stati 60): la lirica prima classificata - se ne conosceranno autore e testo lunedì prossimo nella sala stampa della Camera dove interverrà il vicepresidente Roberto Giachetti - sarà affidata a un big della musica italiana che la trasformerà in una canzone. L'anno scorso Ron ha musicato “Clown fail” di Cristian Benko, in arte “Lupetto”, all'epoca detenuto a San Vittore. Con evidenti toni autobiografici, citando nel titolo Samuel Beckett , le parole dicevano tra l'altro: “guarda nella tasca, hai già il biglietto, vieni avanti bambino, ci sono i tuoi amichetti, ti stanno chiamando”. '“I temi dominanti delle liriche dei detenuti sono soprattutto la solitudine e l'amore”, spiega De Lucia. “La solitudine è la più evidente conseguenza della costrizione, della perdita della libertà, della difficoltà di comunicare con la famiglia e il mondo esterno: fa il paio con i racconti degli affetti perduti , delle relazioni finite a causa della separazione, della distanza, cui si affiancano la perdita della fiducia in sé e l'angoscia per la vita sciupata”. Non è facile aprirsi e raccontare tutto questo: secondo De Lucia c'è sempre minore resistenza, più disponibilità da parte di chi sta dietro le sbarre, anzitutto perché i media cominciano a non considerare più il carcere un tabù ( vedi la serie “Orange is the new black” ormai alla terza edizione su Netflix) e poi perché cresce la sensibilità in questo senso anche tra chi si occupa dei detenuti: “dove c'è un educatore che ha già messo in piedi un laboratorio dedicato alle tecniche di scrittura, non solo la partecipazione è maggiore ma è più elevata anche la qualità del materiale che ci arriva (tra i giurati l'attore Toni Garrani e il critico musicale Ernesto Assante). Basta seguirli un po' e i partecipanti al premio si fanno più numerosi e validi”. E dall'altro lato del muro? Il dilagare della corruzione e - adesso - anche la paura del terrorismo avranno reso ancora più diffidente, rancorosa l'opinione pubblica nei confronti di chi è dentro. “Questo è inevitabile” allarga le braccia De Lucia. “Se non c'è mai un dibattito, mai un ragionamento sulle carceri, il riflesso è inevitabilmente condizionato. Si pensa a buttare via la chiave, invece che a migliorare la situazione nei penitenziari, che restano sovraffollati, degradati, con il tempo che trascorre come sospeso, senza alcun senso per nessuno. E non si bada nemmeno alle leggi sbagliate per le quali le carceri si riempiono, quelle emanate anni fa sulla droga e sull'immigrazione, che non hanno influito minimamente sui fenomeni che si dovrebbero colpire, lo spaccio gestito dalla grande criminalità organizzata e le reti di trafficanti di esseri umani . Non vogliamo che la gente commiseri i detenuti, ma che si renda conto che dietro le sbarre c'è un mondo che ha comunque diritto al rispetto, alla dignità, all'ascolto. Parole liberate sta creando quel canale di comunicazione che manca tra la società civile, chi sconta la pena e il personale che in carcere si occupa dei detenuti. Un rapporto che, in un paese civile, non pùò essere del tutto assente”. Lunedì prossimo, nel corso della premiazione alla Camera, interverrà il poeta cinese Yu Xinquiao, che avrà un riconoscimento per la sua intensa promozione dell'attività nonviolenta.