
Alessandra Clemente e l'esempio della buona politica

Politici sotto accusa per corruzione in Campania (c'è anche un deputato) per presunti favori alla camorra casalese negli appalti della rete idrica. Al disgusto dell'opinione pubblica, sfiduciata per il rincorrersi degli scandali, si associa questa volta un'esponente della politica che, forte della sua esperienza personale, propone di dare uno sbocco positivo all'indignazione. “Mi vergogno profondamente, è insopportabile che si continui ad attentare alla credibilità istituzionale: la nostra è una missione, dobbiamo far arrivare le energie migliori a governare i territori”. Alessandra Clemente, assessore alle Politiche giovanili a Napoli, non dice solo quello che ci aspetteremmo da ogni politico indipendentemente dal suo orientamento, va più in là: “dalla sfiducia può nascere la voglia di non delegare. Se vedo una classe dirigente che non rappresenta il mio impegno quotidiano, la famiglia, il lavoro, perché non trasformare la rabbia in protagonismo, in impegno personale?”. Facile a dirsi. Clemente l'ha fatto.Quando aveva 11 anni, nel '97, la camorra le ha ucciso davanti agli occhi la madre, Silvia Ruotolo, insegnante, vittima innocente di un agguato a due esponenti di un clan criminale avversario. “Mio padre mi ha aiutato a non abbandonarmi all'idea che la vita fosse solo male, crescendomi in un ambiente sano. Le istituzioni napoletane ci sono state molto vicine. ‘Libera' di don Ciotti è stata la mia palestra di vita, mi ha insegnato a non vergognarmi, che anche da vittima potevo diventare attiva nel mio dolore, pensando al collettivo, alla possibilità di reagire insieme agli altri: le mie sofferenze, i miei obiettivi di cambiamento di questa assurda emergenza che è la camorra potevano essere gli stessi della mia città”. Dopo la condanna degli assassini, il risarcimento civile grazie al quale è nata la fondazione intitolata a Silvia Ruotolo: “voluta da mio padre per intercettare la devianza tra i minori più a rischio”. Alessandra, ribelle come tanti giovani, va diretta dal sindaco De Magistris, lo invita a seguire la fondazione, gli segnala i problemi. Da lì il progetto di un assessorato dedicato ai giovani, all'innovazione, alla creatività: “un'esperienza che mai avrei messo in conto. Dopo due anni e mezzo, mi sento orgogliosa: singole storie di marginalità, di precariato sono state trasformate in uno dei tessuti giovanili più forti del paese, con oltre 300 associazioni impegnate nel sociale e altrettante nel mondo universitario e culturale. Una pagina tra le meno raccontate: insieme alla delinquenza e alla devianza minorile, compresi i mandanti di efferati omicidi di camorra, ci sono tantissime storie silenziose d'eccellenza, di ragazzi che resistono nei territori, di impegno dal basso, anche nei settori della ricerca, dell'impresa, delle professioni. Ringrazio i giovani che scelgono di restare a Napoli, vogliono essere governance e rendono la città vivace, tenace, molto più frizzante”. Tra i servizi del Comune, “Sviluppo Napoli” fornisce fondi per aiutare a investire chi sviluppa interessanti progetti commerciali, artigianali ma - come tutti i giovani - ha difficoltà ad avere accesso al credito: “grazie ai 10 progetti già in corso d'opera, presentati dai soci più giovani delle associazioni antiracket, abbiamo alzato saracinesche dove, fino a qualche mese prima, c'erano stati spari e agguati di camorra. Certo la presenza delle forze di polizia nei quartieri dà fiducia, ma è importante anche il sostegno pubblico alle iniziative dei ragazzi che, magari timide all'inizio, diventano presto significative. Se il pubblico dà risposte e gestisce le risorse (fondi europei compresi) con trasparenza e tempestività torna la fiducia. La politica come cura della polis” conclude l'assessore che torna a occuparsi delle attività estive per i ragazzi, dal nuoto alle gite in barca a vela. Inevitabile un moto di approvazione: per un attimo sovrasta i pensieri cupi generati dall'altra politica diventata cronaca giudiziaria. [email protected]