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Gli scandali e la politica dal basso

Michele Cucuzza
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Grandi divisioni e continui scontri politici sul destino dell'amministrazione Marino a Roma, dopo la ripresa dell'inchiesta ‘Mafia capitale' che ogni giorno fa saltare qualche testa. Giunta da ‘resettare' come chiedono Grillo, le altre opposizioni e ‘Casa Pound', invocando il ‘tutti a casa'. Un'ipotesi ‘inesistente' secondo il presidente del Pd Orfini, che ammonisce: “Guai a mettere tutti nello stesso sacco”, mentre il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Brunetta, tuona: “Basta con questa realpolitik che blinda Marino, che blinda Zingaretti, verranno travolti dai fatti”. Intanto si affaccia il caso Azzollini, il senatore Ncd del quale la magistratura chiede l'arresto. Poi c'è la sfida dei governatori di Lombardia e Veneto sull'assegnazione dei profughi, ogni giorno più aspra: “Premierò i comuni che rifiutano di prendere i clandestini”, ha detto Maroni, ribattendo al premier Renzi che aveva promesso - al contrario - flessibilità nella gestione dei bilanci per i comuni virtuosi disponibili all'ospitalità dei migranti. Nel frattempo l'Unione europea, martedì prossimo, difficilmente deciderà di redistribuire i 40 mila richiedenti asilo già sbarcati in Italia e in Grecia: prevedibile il rinfocolarsi delle polemiche in casa. Tutto questo quanto coinvolge realmente l'opinione pubblica indipendente, quella che vorrebbe farsi un'idea convinta e ragionata e che sopravvive alla tentazione di far quadrare il cerchio al grido di 'sono tutti uguali'? “Pochissimo”, conviene con noi, desiderosi di punti di riferimento che non siano esposti al facile bollo del qualunquismo, Mihaela Gavrila, docente di processi culturali e comunicativi alla Sapienza di Roma: “Siamo arrivati ai vasi comunicanti tra le liti nei talk show televisivi e quelle nella scena politica reale. Non c'è più soluzione di continuità. Risultato: la stanchezza registrata dai primi con gli ascolti in continuo calo è ormai la stessa che i cittadini mostrano nei confronti dell'ininterrotto rimpallarsi le responsabilità su tutto da parte della politica. Ecco perché la gente non ne può più”. Proprio su questo ha recentemente insistito il Presidente Mattarella, quando ha detto che le liti esasperate allontanano i cittadini dal voto. Un distacco che però non significa rifiuto, disinteresse puro e semplice: “La gente partecipa ugualmente, altrove, con modalità diverse. Dal referendum sull'acqua pubblica, dal 2011 in avanti, attraverso manifestazioni, flash mob sui diritti civili, i beni comuni, il lavoro, la casa, le tasse: è quasi una compensazione nei confronti di una politica che rischia di apparire priva di senso, perché dà sempre meno motivi per aggregarsi attorno a sè. Il problema, per i movimenti, è la mancanza di continuità, l'andamento tipico del web che convoca, protesta e subito dopo si scioglie”. Tornando al punto di partenza, proviamo a circoscrivere il tallone d'Achille della vita pubblica come si rappresenta: “Il problema è la qualità della politica che genera disincanto, non riesce a favorire il bisogno della gente di capire e prendere parte. Dopo anni duri, difficili in cui non si è fatto che dibattere sulla crisi, con un quadro internazionale che si è reso via via più incerto, la gente sente il bisogno di tornare alla democrazia partecipativa, che vuol dire prima di tutto chiarire, spiegare, lasciando il più possibile da parte questa forma predominante di democrazia spettacolarizzata, fatta di attacchi reciproci, proclami”. Sembra meno difficile di quanto ci si possa immaginare: “I temi in discussione, le scelte da compiere, le stesse divergenze richiedono prima di tutto spiegazioni e approfondimenti. Ragionare solo per slogan fa rimanere alla superficie: la gente ha bisogno di concentrarsi intorno a idee, progetti, ideali. Quello che non sopporta più, dopo anni di spettacoli del genere in tv, è la rissa”. I sociologi come la professoressa Gavrila definiscono questo tipo di sovraccarico comunicativo come 'overload': come dire, che quando è troppo…  [email protected]