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Se la famiglia diventa una prigione

Michele Cucuzza
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“Per aiutare un bambino, dobbiamo fornirgli un ambiente che gli consenta di svilupparsi liberamente”. Ne era convinta la pedagogista Maria Montessori, celebre nel mondo per aver rivoluzionato i metodi educativi, puntando a far emergere la creatività e la libera espressione dei minori. A oltre mezzo secolo dalla sua scomparsa, per più di 90 mila piccoli in Italia, soprattutto bimbe e stranieri, più al sud che al nord, l'ambiente familiare in cui vivono e crescono è la loro prigione. E' quanto emerge dalla ricerca voluta dal Garante per l'infanzia e l'adolescenza, Vincenzo Spadafora che abbiamo chiesto di commentare a Maria Rita Parsi, psicoterapeuta, docente, componente del Comitato ONU sui diritti dell'infanzia, autrice di 'Le parole dei bambini' ( Mondadori). La maggior parte dei ragazzini affidati ai servizi sociali, oltre 42 mila, è maltrattata per trascuratezza materiale o affettiva: “Se ne parla poco ma è qualcosa di sistematico. Senza affetto, privi di attenzione alle loro necessità, dall'alimentazione al vestiario, alla protezione, all'ascolto, questi bambini maturano il tormento di essere poco importanti, di non valere: messi all'angolo da indifferenza e abbandono, cresceranno deboli, senza autostima”. Mai censita finora, la violenza assistita coinvolge poco più del 19% dei minori maltrattati: “Un fenomeno gravissimo che solo adesso va emergendo. Assistere a violenze domestiche tra genitori o nei confronti dei fratellini, fa sentire i bambini impotenti, incapaci di reagire. Crescendo tenderanno a sviluppare la sindrome dell'aguzzino, per non diventare mai vittima di ciò che hanno visto subire da altri in famiglia, o si sentiranno - all'opposto - vittime per sempre, destinate a rivivere l' incapacità di reagire di fronte alle umiliazioni”. Al terzo posto, tra le forme di maltrattamento, quello psicologico (13,7%): “Aggressività verbale, paragoni che feriscono, costrizioni, dimenticanze, colpiscono duramente la sensibilità dei più piccoli, che si sentono anche in questo caso 'poca cosa'”. Tra i maltrattamenti mai censiti finora, i comportamenti di genitori che trascurano la malattia di un figlio o, al contrario, lo riempiono di farmaci in continuazione, senza necessità: “La trascuratezza fa male, è evidente, ma anche le ipercure sono una forma di violenza, di negazione delle reali necessità del bambino: mi prendo cura di te all'eccesso, perché nessuno possa dire che non lo faccio”. I maltrattamenti fisici riguardano il 6,9% dei minori assistiti dai centri sociali: “Quando è picchiato un bambino non solo soffre fisicamente, ma 'stampa' il ricordo dei maltrattamenti nella memoria. O vorrà restituirli o si reprimerà, mortificandosi nella propria sensibilità”. All'ultimo posto, l'abuso sessuale, subìto da 3800 bambini sui 91 mila censiti: “Temo che coinvolga molti più minori, è un fenomeno ancora sottostimanto perché poco denunciato per paura e per vergogna. Nell'adolescenza e da adulti lascia ferite che non cicatrizzano se non affrontate con piscoterapie e, in alcuni casi, anche con farmacoterapia”. Che situazione appare nell'insieme? “Decisamente allarmante: i diritti dei bambini non sono assolutamente rispettati, l'abuso strumentalizza la loro condizione di dipendenza. Non solo: è chiaro che l'indagine del garante non tiene conto di tutto il sommerso che ancora non affiora. Sarebbe estremamente importante riuscire a costruire rapporti costanti di verifica, a contatto diretto con le famiglie e nelle scuole. Anche perché, se andiamo oltre i maltrattamenti veri e propri, notiamo come molte spesso i figli vengano ancora considerati quali 'prolungamenti' di desideri e ambizioni dei genitori: fa fatica a crescere l'attenzione, il rispetto nei loro confronti come persone, se ne ignorano esigenze e sensibilità soltanto perché l'età non consente loro di esprimersi compiutamente. Non soltanto soffrono ingiustamente da piccoli, ma ne patiscono le conseguenze da adulti”. [email protected]