
Se la famiglia diventa una prigione

“Per aiutare un bambino, dobbiamo fornirgli un ambiente che gli consenta di svilupparsi liberamente”. Ne era convinta la pedagogista Maria Montessori, celebre nel mondo per aver rivoluzionato i metodi educativi, puntando a far emergere la creatività e la libera espressione dei minori. A oltre mezzo secolo dalla sua scomparsa, per più di 90 mila piccoli in Italia, soprattutto bimbe e stranieri, più al sud che al nord, l'ambiente familiare in cui vivono e crescono è la loro prigione. E' quanto emerge dalla ricerca voluta dal Garante per l'infanzia e l'adolescenza, Vincenzo Spadafora che abbiamo chiesto di commentare a Maria Rita Parsi, psicoterapeuta, docente, componente del Comitato ONU sui diritti dell'infanzia, autrice di 'Le parole dei bambini' ( Mondadori). La maggior parte dei ragazzini affidati ai servizi sociali, oltre 42 mila, è maltrattata per trascuratezza materiale o affettiva: “Se ne parla poco ma è qualcosa di sistematico. Senza affetto, privi di attenzione alle loro necessità, dall'alimentazione al vestiario, alla protezione, all'ascolto, questi bambini maturano il tormento di essere poco importanti, di non valere: messi all'angolo da indifferenza e abbandono, cresceranno deboli, senza autostima”. Mai censita finora, la violenza assistita coinvolge poco più del 19% dei minori maltrattati: “Un fenomeno gravissimo che solo adesso va emergendo. Assistere a violenze domestiche tra genitori o nei confronti dei fratellini, fa sentire i bambini impotenti, incapaci di reagire. Crescendo tenderanno a sviluppare la sindrome dell'aguzzino, per non diventare mai vittima di ciò che hanno visto subire da altri in famiglia, o si sentiranno - all'opposto - vittime per sempre, destinate a rivivere l' incapacità di reagire di fronte alle umiliazioni”. Al terzo posto, tra le forme di maltrattamento, quello psicologico (13,7%): “Aggressività verbale, paragoni che feriscono, costrizioni, dimenticanze, colpiscono duramente la sensibilità dei più piccoli, che si sentono anche in questo caso 'poca cosa'”. Tra i maltrattamenti mai censiti finora, i comportamenti di genitori che trascurano la malattia di un figlio o, al contrario, lo riempiono di farmaci in continuazione, senza necessità: “La trascuratezza fa male, è evidente, ma anche le ipercure sono una forma di violenza, di negazione delle reali necessità del bambino: mi prendo cura di te all'eccesso, perché nessuno possa dire che non lo faccio”. I maltrattamenti fisici riguardano il 6,9% dei minori assistiti dai centri sociali: “Quando è picchiato un bambino non solo soffre fisicamente, ma 'stampa' il ricordo dei maltrattamenti nella memoria. O vorrà restituirli o si reprimerà, mortificandosi nella propria sensibilità”. All'ultimo posto, l'abuso sessuale, subìto da 3800 bambini sui 91 mila censiti: “Temo che coinvolga molti più minori, è un fenomeno ancora sottostimanto perché poco denunciato per paura e per vergogna. Nell'adolescenza e da adulti lascia ferite che non cicatrizzano se non affrontate con piscoterapie e, in alcuni casi, anche con farmacoterapia”. Che situazione appare nell'insieme? “Decisamente allarmante: i diritti dei bambini non sono assolutamente rispettati, l'abuso strumentalizza la loro condizione di dipendenza. Non solo: è chiaro che l'indagine del garante non tiene conto di tutto il sommerso che ancora non affiora. Sarebbe estremamente importante riuscire a costruire rapporti costanti di verifica, a contatto diretto con le famiglie e nelle scuole. Anche perché, se andiamo oltre i maltrattamenti veri e propri, notiamo come molte spesso i figli vengano ancora considerati quali 'prolungamenti' di desideri e ambizioni dei genitori: fa fatica a crescere l'attenzione, il rispetto nei loro confronti come persone, se ne ignorano esigenze e sensibilità soltanto perché l'età non consente loro di esprimersi compiutamente. Non soltanto soffrono ingiustamente da piccoli, ma ne patiscono le conseguenze da adulti”. [email protected]