
Una ricetta per Ferragosto

Proposta. Invece di lambiccarci il cervello se, in questo ferragosto, ci convenga o meno disconnetterci da email e social network (il solo parlarne è un'esercitazione retorica: chi deve o dovrà presto lavorare non può farne a meno, chi usa lo smartphone per riempire il tempo dell'intrattenimento sentirà più forte il bisogno di condividere in rete i vuoti di queste ore), proviamo a vivere le sensazioni e le emozioni suggerite nei giorni speciali dell'estate (corta o lunga, quella di cui disponiamo) dalla sensibilità dei poeti, i grandi comunicatori del secolo corso e di questi anni, e pure di un paio di cantautori speciali, quelli che sanno raccontare e interpretare emozioni, passioni, dubbi e speranze dell'uomo moderno . Eccoci immersi allora, prima descrizione, con Vincenzo Cardarelli, nella “distesa estate/stagione dei densi climi/ dei grandi mattini,/ dell'albe senza rumore'. Montale adesso può condurci in campagna: in quel 'meriggiare pallido e assorto/presso un rovente muro d'orto” dove “ascoltare tra i pruni e gli sterpi/ schiocchi di merli, frusci di serpi'” e, intanto, “osservare fra frondi il palpitare/lontano di scaglie di mare”. Anche Quasimodo intanto (i maturandi di quest'anno lo sanno bene) ha scelto la sua estate: “cicale, sorelle, nel sole/con voi mi nascondo/ nel folto di pioppi/ e aspetto le stelle”. Ansia di infinito, ricerca di contatti speciali, che temperino il travaglio della vita. Per noi è già importante, bello, anche il solo tentare di ritrovare, con l'immaginazione, quelle atmosfere, riposanti come vorremmo, torpide com'è giusto per chi è in cerca di una pausa, di un rallentare dei ritmi, di un cambio di registro. Magari anche dei sensi, vissuti più consapevolmente, meno scontati, come proclama “nuda nel sole” Sibilla Aleramo, donna, più che femminista, come non mai: 'come un cielo d'aurora/ è per te questa mia forma lucente/un prato un'acqua una solitaria fiorita di petali,/ tralci di vigna in festività'. E qui ci piace associare l'indolenza e la passione dell'estate di Gino Paoli, quando si lasciava andare al ritmo dei “giorni/ che passano pigri/.. e mentre ti bacio/sapore di mare/ sapore di te”. Il tutto immerso nel “gusto un po' amaro/ di cose perdute/ di cose lasciate/ lontane da noi/ dove il mondo è diverso/ diverso da qui”. Qualche anno dopo, una sorprendente Nina Zilli canterà “l'odore del mare d'agosto.. l'ebbrezza di quel volo magnifico/ le vertigini annesse/ le audaci promesse/ti porterò in cima al mondo”. Chiamata in causa la sensualità, ecco quella di Alfonso Gatto: “le grandi notti d'estate/che nulla muove oltre il chiaro/ filtro dei baci, il tuo volto/ un sogno nelle mie mani.. e il bacio che cerco è l'anima”. Riepilogando: le languide atmosfere d'estate, libere dagli affanni del quotidiano, aprono le porte a passioni e aneliti, amarezze e speranze. L'estate del poeta, il bisogno di una nuova dimensione, difficile da raggiungere se non impossibile, sembra consegnarci questo. Poi, però, arriva l'istantanea scioccante di Jacques Prévert : “a digiuno sperduta assiderata/ tutta sola senza un soldo/ ferma in piedi una ragazza/ età sedici anni/ in Place de la Concorde/ il quindici di agosto a mezzogiorno”. Che “tranche de vie”, che pugno nello stomaco. E allora mettiamoci anche Gemma Bracco: “di tutte le esauste estati/ era questa la più dura a morire.. le agende hanno dettato/ nuove finzioni per andare avanti”. Che amarezza. Troppo? Chiudiamo con un'emozione e un sorriso, grazie ai versi di Vanni Pierini (che ringrazio per l'aiuto prestatomi) di magica modernità: '”sta annegando nel mare il sole estivo;/ l'aria, già dolce, ha un brivido e nel grigio/ stempera il cielo i suoi colori, l'uomo/ gli affanni. E' un momento assoluto, senza spargimento di tempo e di pensiero; è la felicità, che di lì a poco/ va incontro al buio e muore. Tuttavia ne sopravvive il calco in un sorriso/ persistente sottile conciliato/ 'Dove andiamo a mangiare?'- dice uno”. Buon Ferragosto. [email protected]