
"Noi barbieri schiacciati dal lockdown e dagli abusivi che ci rubano il lavoro"

Domenico Montenero, titolare di uno storico locale di Foligno, parla di un settore che deve ancora aspettare per la fase 2
di Sergio Casagrande Sono 3.600 gli umbri, titolari di attività e dipendenti, impegnati nel settore delle acconciature. Tra barbieri, parrucchieri e grandi saloni di bellezza, alla fine del 2019 si contavano, in tutta la regione, 1.225 attività, ripartite in 982 per clientela femminile (730 in provincia di Perugia e 252 in provincia di Terni) e 243 per quella maschile (196 in provincia di Perugia e 47 in quella di Terni). Un settore, quello di barba e capelli, tinte e messa in piega, che negli ultimi decenni ha subito una crisi notevole e una decimazione, soprattutto nel settore delle acconciature maschili. Negli ultimi anni, tuttavia, non erano mancati lievi segnali di ripresa con la riscoperta di locali old style e dell'antica arte della barbieria. Oggi, però, con un lockdown che perdura dal 10 marzo, anche questo settore è in ginocchio. E la speranza di poter riaprire il 4 maggio è definitivamente sfumata domenica scorsa, con l'annuncio che il settore delle acconciature potrà tornare operativo solo il primo giugno. Una data che, per giunta, porta con sé due assurdità: quella di cadere di lunedì, giorno tradizionalmente di riposo per queste attività (si dice che in Italia sia così fin dal 1742 per una singolare curiosità storica legata a un omicidio a colpi di rasoio); e quella di precedere un festivo che, salvo deroghe, obbligherà nuovamente a rimanere chiusi. Domenico Montenero è il titolare della Barbieria Montenero, in via XX Settembre 52 a Foligno, un locale che ha eredito dal padre Olivio e che ha una storia lunga 62 anni. Lo incontriamo mentre sta dando una rinfrescata alla vernice dell'inferriata posta all'ingresso secondario del suo locale. “Per fortuna - osserva - ho a disposizione questo secondo accesso. Così, se sarà necessario garantire accessi e uscite separate, sarà più facile. Il mio locale supera i 40 metri quadrati e, quando riapriremo, potremo lavorare in due: io e il mio collega ed amico Fabiano Barbanera con il quale sono tornato in attività proprio di recente”. - Ma le regole da seguire vi sono state già comunicate? “Regole? Solo quelle che conosciamo dai servizi andati in onda nei tg e dagli articoli letti sui giornali. Ma nessuno ci ha dato comunicazioni ufficiali. Dal governo, tra l'altro, fino a pochi giorni fa neppure si parlava del nostro settore. Circolano troppe chiacchiere e le notizie sono spesso contraddittorie. C'è, insomma, una confusione pazzesca. Sia sulle regole che sugli aiuti, semmai ci saranno”. - Cosa la spaventa di più? “L'incertezza. So che non potrà essere più tutto come prima. Ma vorrei quantomeno potermi già preparare ad affrontare, subito e in maniera adeguata, il dopo. Invece siamo di fronte alla solita confusione all'italiana. Si fanno tante promesse. E tanti annunci. Poi, i fatti non si sa quando arrivano. Tra l'altro, tornando alle nuove regole, non si sa neppure a chi spetterà farle rispettare. Così, magari, succederà che ci sarà chi sarà costretto a spendere soldi per adeguarsi. E poi scoprirà che un altro gli fa concorrenza violando le regole e lavorando pure in nero. Come sta succedendo proprio in questo periodo: chi è in regola e paga le tasse è schiacciato dal lockdown; e contemporaneamente, mentre è in ginocchio e aspetta con ansia di poter riaprire, è costretto a vedere gli abusivi andare in giro, casa per casa, a rubargli il lavoro”. - Tornando alla futura riapertura, è comunque certo che igiene e sicurezza sanitaria dovranno essere ai massimi livelli... “Sì. E infatti, per questo, ho già proceduto all'acquisto di un sanificatore all'ozono. Mascherine e guanti, poi, non mancheranno. E lavoreremo su appuntamento. La nostra clientela è quella tradizionale, non sarà difficile organizzarsi. Ma temo che i colleghi che gestiscono i grandi saloni di bellezza avranno molti problemi: prima lavoravano con la collaborazione di intere squadre di dipendenti; e contavano sull'afflusso continuo di clienti che attendevano nelle sale di attesa. Ora, però, dovranno cambiare tutto il modo di lavorare. E gli incassi ne risentiranno pesantemente. La gestione della clientela sarà insomma il vero problema; mentre, per quanto riguarda l'igiene, le norme da rispettare erano già numerose e severe prima di questa pandemia”. - La barbieria, storicamente, è ritenuta un luogo di aggregazione sociale. E il barbiere è una sorta di confessore al quale il cliente affida barba, capelli e anche i suoi pensieri. Crede che quanto stiamo vivendo cambierà anche il suo lavoro? “Il barbiere resterà quello di sempre. Il problema è, invece, se i clienti resteranno quelli di sempre... Quanto è successo e quanto ancora deve succedere per colpa di questa pandemia rischia purtroppo di mutare radicalmente le relazioni sociali. E i nostri modi vivere. Molti cambieranno dentro. E fuori... Se penso solo a cosa troveremo e a cosa dovremo affrontare rientrando semplicemente in un bar o tornando in un ristorante mi vengono i brividi. Senza contare che c'è un intero Paese economicamente in ginocchio”. Twitter: @essecia