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Anna Politkovskaja, chi era la giornalista e chi l'ha uccisa. Le accuse a Putin

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Stasera a Piazzapulita andrà in onda un’intervista esclusiva di Sara Giudice a Vera Politkovskaja, figlia di Anna Politkovskaja, la giornalista russa assassinata nel 2006. "Mia madre aveva radici ucraine. Sicuramente sarebbe stata in prima linea a raccontare il conflitto, dalla parte dei più deboli. Gli avrebbe dato il nome che merita: senz’altro l’avrebbe chiamata guerra Le armi? Sono una pacifista convinta. Ma l’Ucraina è in fiamme, come si poteva lasciare un Paese inerme senza intervenire, senza dargli la possibilità di difendersi?" racconta Vera in questa anticipazione dell’integrale in onda stasera.

 

 

Ma chi era Anna Politkovskaja? Nata a New York da due diplomatici ucraini, classe 1958, entrambi funzionari Urss all'Onu, si laurea nel 1980 in giornalismo all’Università di Mosca, con una tesi sulla poetessa Marina Cvetaeva. Inizia nel 1982 a lavorare all’Izvestia, dove rimane fino al 1993. Dal 1994 al 1999 collabora con diverse radio e TV libere. Poi ecco che nel 1998 si reca in Cecenia per raccontare ciò che sta accadendo in quella terra. Documenta i massacri e denuncia la politica russa, sostenendo le famiglie delle vittime civili, visitando ospedali e campi profughi, intervistando sia militari russi che civili ceceni. Il 7 ottobre 2006 viene uccisa nell’ascensore del palazzo di Mosca dove abita, colpita da quattro colpi di pistola, di cui uno alla testa. La Novaja Gazeta pubblica due giorni dopo gli appunti in preparazione dell’articolo a cui Anna stava lavorando, un’inchiesta dettagliata sulle torture commesse dalle forze di sicurezza cecene legate al Primo Ministro Ramsan Kadyrov.

 

 

Prima di morire avvelenato, nel 2006, l’ex spia Aleksander Litvinenko ha accusato pubblicamente Putin di essere il mandante dell’omicidio della giornalista. Nel 2014, dopo tre processi, il tribunale di Mosca ha condannato gli autori materiali (tra di loro un ex funzionario di polizia), ma i mandanti rimangono ancora senza volto.