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Caldo africano, è arrivato Hannibal. Coldiretti: "A rischio grano, mais e riso"

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Il caldo africano è arrivato sull'Italia in largo anticipo e scatta l'allarme siccità per le semine primaverili di riso, girasole, mais e soia, ma anche per le coltivazioni di grano, altri cereali e foraggi piantate in autunno, e per ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere e assicurare la produzione di cibo Made in Italy alle tavole degli italiani in un momento peraltro difficile a causa della guerra in Ucraina e dei rincari. Lo spiega Coldiretti in riferimento all’arrivo in Italia dell'anticiclone africano Hannibal in un 2022 segnato da precipitazioni quasi dimezzate.

"La mancanza di acqua - sottolinea Coldiretti - colpisce i raccolti nazionali in una situazione in cui l’Italia è dipendente dall’estero in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell’orzo. Con il picco delle temperature - precisa Coldiretti - manca l’acqua necessaria a irrigare le coltivazioni che si trovano in una situazione di stress idrico che ne compromette lo sviluppo e la produzione". Nonostante le recenti precipitazioni, infatti, il livello idrometrico del fiume Po continua a scendere ed è arrivato a -2,65 metri, dopo aver raggiunto il livello minimo da decenni, mentre le percentuali di riempimento dei grandi laghi come quello di Como e il Maggiore sono ferme al 38%, secondo il monitoraggio Coldiretti.

Per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie, è stato elaborato e proposto insieme ad Anbi un progetto concreto immediatamente cantierabile - insiste Coldiretti - un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici caratterizzati dall’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, lungo tutto il territorio nazionale. Il progetto - conclude Coldiretti - prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti. L’idea è di realizzare laghetti, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione.