
Imprese, lo studio di Confcommercio: allarme usura, 30mila aziende sono a rischio

C’è un allarme che nasce in questi giorni in cui il caro bollette e l’inflazione gravano sulla vita delle imprese. Ed ha a che fare con la mancanza di credito, nei suoi effetti peggiori. Secondo uno studio Confcommercio, infatti, circa 30 mila aziende sono a rischio elevato di usura. Si tratta di piccole e medie imprese del comparto commerciale e dei pubblici esercizi. Un tema che gli stessi imprenditori riconoscono come incombente.
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Nel report dell’associazione, infatti, la maggior quota della categoria individua nell’usura il fenomeno criminale con un aumento maggiore (27%). A seguire l’abusivismo (22%), il racket (21%), i furti (21%) e atti di vandalismo (19%). Poi le aggressioni fisiche (18%). Un trend che vede la quota più larga al Sud, dove l’usura è indicata in aumento del 30% dalle imprese. Il Presidente di Confcommercio Sangalli indica proprio negli eventi in successione negli ultimi due anni, dalla pandemia (che ha portato a quella zavorra di norme con effetto inibente per i consumi) alla guerra, i “detonatori” del fenomeno. E dunque il calo dei volumi economici e la crisi di liquidità per le imprese sono il terreno di coltura per la via peggiore all’ottenimento del credito.
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D’altronde, quanto lo scenario per le casse delle aziende sia drammatico, lo si ritrova anche in uno studio recentemente diffuso da Intesa Sanpaolo, secondo cui i maggiori aggravi per “l’acquisto di beni e servizi”, dovuti al caro dei costi energetici e delle materie prime, costeranno alle imprese 188 miliardi di euro rispetto a prima della guerra. Circa sei manovre economiche. Una tagliola che si sta abbattendo su competitività e capacità di mantenere i livelli occupazionali.
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