
Censis, Pnrr: ecco i nemici del Recovery plan per gli italiani, lobby e burocrazia

C’è un interessante spaccato che emerge da uno studio del Censis, realizzato in collaborazione con Accredia, l’ente unico nazionale di accreditamento e rivela quali sono le cose che gli italiani temono di più in attesa della realizzazione del Recovery plan.
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Abbiamo visto quanto il Pnrr abbia conosciuto una gestazione difficile, sia passato attraverso due governi e i marosi della conflittualità politica. Ora, il piano è stato consegnato a Bruxelles e si attendono le prime tranche di fondi. Tuttavia, gli italiani nutrono alcune paure sugli ostacoli che possano pararsi innanzi alla concretizzazione dei progetti. Il 78,5% degli intervistati ha paura dell’eccesso di potere delle burocrazie.
Il 66,6%, invece, che troppe leggi e regolamenti possano frenare l’impiego delle risorse. Il 67,5%, invece, ha paura che non ci siano garanzie sul fatto che quelli approvati siano i progetti effettivamente migliori, mentre il 65% teme che gli investimenti siano poi spostati per finalità non prioritarie. Ma la “paura” maggiore, l’80,4%, riguarda le eventuali pressioni delle lobby. E’ poi interessante cogliere il dato sulle tempistiche. Il 75,5% degli italiani ha paura che dalla pressione a spendere in fretta derivi una riduzione dei controlli, foriera di illegalità. Il 56,4% ritiene invece che le risorse vadano spese velocemente, tuttavia con dei meccanismi per verificare il rispetto della legge. Per il 30,4%, invece, anche al prezzo di rallentare la realizzazione dei progetti servono controlli ferrei.
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Secondo il 6,5%, invece, bisognerebbe azzerare completamente i controlli per spendere le risorse con maggiore velocità. Andando a leggere i numeri, dunque, è evidente come sia prevalente la spinta collettiva alla deregolamentazione. Considerando, infatti, la percentuale di quanti additano burocrazia e carico normativo, si coglie come la necessità di semplificare sia una sensibilità generalmente diffusa. D’altronde, basta considerare l’ammontare delle norme che gravano sui cittadini italiani: ben 160 mila (censite dalla Cgia di Mestre nel 2020), di cui 71mila a livello centrale e il resto a livello regionale, contro, per fare qualche esempio, le 7mila della Francia, le 5500 della Germania e le (appena) 3mila del Regno Unito.
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