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Mafia e petrolio, arresti e sequestri. Presa anche l'ereditiera e cantante Anna Bettozzi

Christian Campigli
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Coppola, lupara e lunghi baffi neri. Chi immagina ancora così la mafia è distante dalla realtà anni luce. Le organizzazioni criminose oggi mandano i figli dei boss a studiare a Londra, per conseguire master in business administration. E soprattutto riciclano le montagne di denaro sporco prevenienti dallo spaccio di droga e dal gioco d'azzardo in imprese apparentemente legali. L'ennesima dimostrazione di questa evoluzione del peggior tumore che affligge l'Italia giunge grazie ad una maxi operazione condotta dai finanzieri dei comandi provinciali di Napoli, Roma, Catanzaro e Reggio Calabria, unitamente ai finanzieri dello Scico e ai carabinieri del Ros, coordinati dalle rispettive Direzioni Distrettuali Antimafia e dalla Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo.

Nello specifico si tratta di provvedimenti cautelari a carico di settantacinque  persone, responsabili di associazione di tipo mafioso, riciclaggio e frode fiscale di prodotti petroliferi. Contestualmente sono in corso sequestri di immobili, società e denaro contante per un valore di circa un miliardo di euro. La convergenza di esponenti di spicco di camorra e 'ndrangheta con i cosiddetti colletti bianchi ha dato il là ad una serie di investimenti per la illecita commercializzazione di carburanti e il riciclaggio di centinaia di milioni di euro in società petrolifere intestate a soggetti insospettabili, meri prestanome. Un connubio, quello tra il mondo del petrolio e le mafie, che ha evidenziato la centralità del clan Moccia nel controllo delle frodi negli oli minerali, mentre, sul versante della ‘ndrangheta, i clan coinvolti sono Piromalli, Cataldo, Labate, Pelle e Italiano nel Reggino, Bonavota di Sant'Onofrio, il gruppo di San Gregorio, Anello di Filadelfia e Piscopani a Catanzaro. Tra le persone coinvolte nell'indagine c'è anche Anna Bettozzi, cantante e imprenditrice. In alcune intercettazioni la vedova del petroliere Sergio Di Cesare si lamentava dello stile dei camorristi e millantava di essere amica di Marco Tronchetti Provera e Silvio Berlusconi. La donna era già finita agli onori delle cronache nel 2019, quando venne fermata al confine di Ventimiglia a bordo di una Rolls Royce, mentre tentava di lasciare l’Italia con trecentomila euro in contanti.

Successive verifiche hanno consentito di scoprire che aveva nascosto in un hotel di Milano un altro milione e settecentomila euro. È emerso anche il nome dell'attore Gabriel Garko, scelto per uno spot televisivo e, in parte, pagato a nero (circa centocinquanta mila euro). Un blitz importante, che dimostra come la strada verso l'eliminazione delle mafie dal nostro territorio è ancora lunga e piena di insidie. I numeri di queste organizzazioni criminali sono spaventosi: in un anno si calcola un totale (per approssimazione) di entrate che superano i centodieci miliardi di euro. Senza dimenticare il cratere fiscale, frutto dell'evasione totale di certe attività illecite. Per anni, in modo spesso inascoltato, la fondazione Caponnetto ha cercato di evidenziare come le potenti famiglie meridionali ormai dettino legge anche in regioni insospettabili, come Emilia Romagna, Umbria e Toscana. Un avvertimento che avrebbe meritato altre risposte, anche in termini politici. Perché immaginare ancora la mafia come coppola e lupara non è solo ridicolo. È, semplicemente, lontano dalla realtà. Anni luce.