
Perdite dell'80% per i ristoranti. 2020 anno nero anche per commercio

Un'ombra nera di disperazione. E’ questo ciò che tratteggia l’Istat con quel -5,4% sul commercio al dettaglio nel 2020, dato peggiore degli ultimi 10 anni. A questa contabilità può associarsi la cifra diffusa dall’indagine nazionale Tni Italia (Tutela nazionale imprese), effettuata sui primi giorni di riapertura dei ristoranti a pranzo nelle regioni a zona gialla. La perdita di incassi si aggira sull’80% rispetto allo stesso periodo del 2019. Una debacle vera e propria che spinge le associazioni di rappresentanza della categoria a chiedere di revocare il divieto assoluto di apertura a cena, e di consentirla almeno fino alle 22, orario in cui ancora scatta il “coprifuoco”.
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Dietro i numeri c’è il contraccolpo delle restrizioni, il dolore delle attività che chiudono, dei quartieri che cambiano sembianze con le serrande abbassate. E, soprattutto, la realtà di un governo Conte che ha sempre inseguito gli eventi, scaricando sulla schiena di esercenti e ristoratori il peso delle restrizioni. Ultimo atto (ovviamente incompiuto), è il quinto decreto ristori. In occasione delle chiusure natalizie, sancite dopo un saliscendi di annunci-smentite mentre gli operatori economici non sapevano come organizzarsi, il ministro uscente dell’Economia Gualtieri aveva annunciato il provvedimento le compensazioni economiche per il mese di gennaio. Mai arrivato. Così come, denunciano di nuovo da Tni Italia, non è stato riconosciuto un sostegno economico al pagamento degli affitti per le attività nei mesi di gennaio e febbraio. Peraltro, le misure che aveva messo in campo il governo si sono rivelate scombinate e deficitarie. Basti pensare alla lotteria degli scontrini, partita il primo febbraio. Fipe Confcommercio, all’avvio dell’iniziativa, ha quantificato come soltanto il 30% dei pubblici esercizi si fosse adeguato, con l’aggiornamento tecnologico necessario, alla possibilità di fornire questo servizio.
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Questo perché farlo comporta dei costi vivi (circa 300 euro), per molte realtà non proprio una passeggiata. Risultato? Molti clienti si mettono alla ricerca del negozio che ha la “lotteria” rinunciando a servirsi negli altri. Anche in questo caso, le associazioni avevano chiesto di rinviare l’entrata in vigore della misura, proprio per le difficoltà che le imprese stavano incontrando nel recepirla. Ma, come troppe volte nell’ultimo anno così disgraziato, non erano state ascoltate e ora il rischio è la guerra tra poveri, in un comparto già devastato. E afflitto da una pandemia economica, che l’eventuale governo Draghi dovrà affrontare con urgenza, al pari di quella sanitaria.
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