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Crisi Ferrarini, depositata in tribunale la nuova proposta di concordato

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Ferrarini spa la sera del primo settembre ha depositato la nuova proposta di concordato al tribunale di Reggio Emilia. Il documento segue il pre-concordato che era stato presentato il due maggio. Il piano, secondo l'azienda, "assicura le migliori condizioni per il rilancio dell'impresa, salvaguarda i livelli occupazionali, evita ricadute negative sull'indotto e soddisfa creditori privilegiati e in prededuzione integralmente e i creditori chirografari al 33% (differenziati attraverso la formazione di classi),  percentuale che rende inammissibile la proposizione di concordati concorrenti". Rilancio Industrie Agroalimentari srl, "societa' neocostituita e partecipata da Pini Italia srl, il maggiore operatore in Italia e uno dei principali a livello europeo nel settore della trasformazione di suini, insieme ad Amco, quale partner finanziario, deterrà con l'omologazione l'intero capitale di Ferrarini spa".

Ferrarini spiega inoltre che Rilancio Industrie Agroalimentari si occuperà della gestione in continuità con il passato, potendo disporre del know-how di produzione e delle consolidate relazioni sia con la Gdo, sia con la rete distributiva rivolta alle vendite al dettaglio. "Sarebbe inutilmente rischioso introdurre fattori aleatori ed intervenire sull'attuale struttura aziendale, già risanata da tempo grazie al tempestivo supporto indiretto del Gruppo Pini, come dimostrano i risultati ottenuti nel recente passato ed in linea con le migliori performance dei concorrenti".

Sulla proposta depositata da Ferrarini spa vanno però fatte alcune considerazioni.  

1. l’ingresso per il 20% nel capitale della società destinata a rilevare l’azienda Ferrarini di Amco Spa, società a totale partecipazione pubblica, che si associa con esponenti riconducibili alla famiglia Pini, nonché la promessa di finanziamento della proposta Pini, in totale spregio delle norme sulla verifica e l'antiriciclaggio bancari, dati i numerosi procedimenti penali per gravi reati pendenti a carico di Piero e Marcello Pini, non neutralizzabili alla luce del fatto che agli stessi sia subentrato un esponente della famiglia attualmente non sottoposto a procedimenti penali;
2. un finanziamento ex novo di Amco alla suddetta società controllata dalla famiglia Pini per circa 12 milioni, finanziamento che sconta un notevole rischio (attesi i tassi di interesse previsti, completamente fuori mercato, pari al 5,5% annuo);
3. la mancanza di pagamenti immediati o nel breve del passivo concordatario, con lo spostamento della gran parte del soddisfo dal terzo anno di piano industriale e dunque con notevole aleatorietà derivante dalla incertezza della continuità aziendale;
4. notevoli perplessità sulla definizione della percentuale di soddisfo, che non rappresenta la vera percentuale media ma un forzato artificio nella composizione delle varie classi di creditori, con evidenti squilibri che verranno denunciati nelle sedi opportune;
5. nessuna certezza sulla continuità produttiva ed industriale in Italia, senza la presentazione di un nuovo insediamento produttivo in uno stabilimento dotato di un’adeguata ipotesi di fattibilità, con evidente pericolo di delocalizzazione negli stabilimenti spagnoli della famiglia Pini.