
La preside di Firenze deve prendere lezioni da suor Monia Alfieri

No, non è una disfida al femminile tra novelli Peppone e don Camillo. Ma la questione aperta tra la preside fiorentina Annalisa Savino e suor Monia Alfieri, ormai nota a tanti italiani che la ammirano spesso a Quarta Repubblica di Nicola Porro, non va affatto sottovalutata.
Perché suor Monia ha sollevato un tema gigantesco, legato alla questione educativa dei nostri ragazzi, che invece vengono indottrinati da una militanza politica fuori luogo.
E la lettera aperta della suora indirizzata alla preside fiorentina, ovviamente presente alla “manifestazione antifascista” di Firenze, non ha avuto alcuna risposta. A dimostrazione che si fa propaganda e non si accetta il confronto.
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"Le polemiche, la violenza fisica, i tafferugli suscitano in me echi tristi e drammatici di un passato nel quale tanti giovani hanno perso la vita in nome dell'ideologia, anarchica, comunista o fascista”, ha scritto la Alfieri, che è tra le voci più accreditate sui problemi dell’organizzazione dei sistemi formativi. “Quando Lei ha deciso di scrivere ai suoi studenti – continua - immagino e spero che intendesse rivolgersi loro senza muovere alcun attacco allo Stato italiano, al Governo legittimamente eletto, alle persone dei Ministri. Probabilmente il suo scritto è stato frainteso sia da chi si è sentito dare del fascista sia da chi si è sentito assolto in quanto comunista".
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Di più, aggiungiamo noi. In quel corteo a cui la gioiosa preside ha partecipato, dagli “studenti” è partito persino un coro davvero triste: “Il maresciallo Tito ce lo ha insegnato, uccidere un fascista non è reato”.
Ora, a parte il disgusto per certe espressioni, alla Savino andrebbe chiesto su quali libri di storia si studia a Firenze: perché “il maresciallo Tito” infoibava gli italiani, non i fascisti.
Ma gli ignoranti possono dire e urlare di tutto, tanto sono coccolati dalla sinistra e da quei “professori” che evidentemente hanno difficoltà a spiegare loro che cosa studiano ...
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